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Sorelle 4 (italiano)

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Offline krispin

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Sorelle 4 (italiano)
« on: February 01, 2019, 06:11:02 PM »
Qui le prime tre parti

https://www.freecatfights.com/forums/index.php?topic=77598.0

https://www.freecatfights.com/forums/index.php?topic=77694.0

https://www.freecatfights.com/forums/index.php?topic=77794.0

4

“Mi dispiace, Alice”. La più giovane delle due sorelle era mortificata, moralmente a pezzi dopo l'umiliazione che le aveva inflitto una ragazza di 19 anni. “Mi dispiace molto. Credevo di poter gestire la situazione e invece sarei dovuta venire qui armata. O farmi accompagnare da un collega”.
“Non è colpa tua, Elena. Non potevi certo immaginare quello che stava succedendo”.
Erano chiuse a chiave in una stanza piuttosto angusta, senza finestre. Non erano state legate. Evidentemente madre e figlia si sentivano molto sicure. Comunque in quella situazione non c'era alcuna possibilità di fuggire.
“Cosa pensi che vogliano farci?”.
“Non lo so Alice, non lo so. Spero si rendano conto che adesso la loro situazione è difficile ma ancora recuperabile. Non conviene a nessuno peggiorarla”.
“Cosa vuoi dire, pensi che vogliano addirittura ucciderci?”.
“Sarebbero due pazze”.
“Potremmo tentare di aggredirle quando apriranno quella porta”.
“Quante possibilità pensi che abbiamo, Alice?”.
“Forse sfruttando il fattore sorpresa”.
“Ci vorrebbe almeno un'arma, un bastone, un corpo contundente. Così, a mani nude non abbiamo speranze”.
“E' successo anche a te, vero Elena?”.
“Cosa?”.
“Quella ragazza ti ha umiliato. Ti ha fatto sentire debole e indifesa. Ti ha tolto la fiducia in te stessa”.
“In parte temo di sì Alice, anche se queste cose non dovrebbero accadere a una poliziotta”.
“Io non sono stata nemmeno capace di tenere testa a sua madre”.
“Eri indebolita, Alice. Le botte subite da Roberta ti avevano fiaccato”.
“Sì, certo. Ma la verità è che mi ha trattato come una bambolina e mi ha immobilizzata in pochi secondi”.
“Ok basta, cerchiamo di ragionare: affrontare una nuova lotta con loro non avrebbe senso. Dunque dobbiamo escogitare qualcos'altro”.

La porta si aprì in piena notte. “Sveglia sorelline!”. Roberta e Paola entrarono una dopo l'altra nella piccola stanza. “E' ora di andarsene di qui”.
“Dove ci portate?” chiese Alice.
“Lo scoprirete quando ci arriveremo, adesso dobbiamo bendarvi. Fate le brave eh, non opponete resistenza tanto è inutile”.
Madre e figlia erano disarmate. Sicure della loro superiorità. Alice guardò Elena in faccia per capire cosa aveva intenzione di fare, se era pronta a ingaggiare un’altra lotta, ma vide chiaramente l'espressione di una ragazza sconfitta, rassegnata.
“Hai visto mamma come sono diventate docili? Due agnellini”.
“Già, anche la coraggiosa poliziotta si è data una calmata”.
Le presero per le braccia e le guidarono fuori. “Non c'è bisogno di stringere così forte” protestò Elena, ma Roberta aumentò ancora l'intensità della morsa. Poi le fecero salire sull'auto, una davanti e l'altra dietro.
Il viaggio fu piuttosto lungo, almeno tre ore pensò Elena. “Siamo arrivate, scendete. Ora possiamo togliere le bende, mamma”. Difficile capire dove si trovavano. Era una casa molto vecchia, in mezzo a una fitta vegetazione. Isolata. Dentro era ammobiliata in modo povero. Ad aspettarle c'era una persona, un'altra donna. “Vi presento Giovanna, la mia sorellina” disse Paola ridendo.
Quella che si trovarono di fronte era una donna di dimensioni quasi incredibili. Alta quanto Elena, era straordinariamente obesa. Veniva quasi da chiedersi come aveva fatto a passare dalla porta. Impossibile indovinare il suo peso. Quanto agli anni doveva averne più di Paola, circa una sessantina.
“Dunque sono queste le due sorelline” disse il donnone.
“Dovrai darci una mano a sorvegliarle” rispose Paola.
“E dove vuoi che vadano. Non riuscirebbero mai a orientarsi. Comunque non fuggiranno, stai tranquilla. Se solo ci provano mi ci siedo sopra”.
“Ahahah, attenta zietta. Queste due se le schiacci le ammazzi”.
“In effetti sono molto smilze. Dovrò dargli da mangiare perché prendano un po' di peso”.
Le tre donne ridevano e Alice era disgustata, in preda alla nausea. Elena invece non dava alcun segno di reazione. Stava cercando di ragionare, di pensare a come uscire da quella situazione che si stava facendo sempre più pericolosa. Che intenzioni avevano quelle donne? Quanto tempo pensavano di tenerle lì? Ma soprattutto: avrebbero avuto qualche possibilità di scappare e chiedere aiuto?

Questa volta le avevano assicurate con una catena fissata a dei robusti anelli appesi a una parete. Una precauzione, perché le tre donne si davano il cambio a sorvegliarle. Quando una delle due sorelle aveva bisogno di andare al gabinetto la liberavano, ma chi l'accompagnava la teneva saldamente per un braccio. E la aspettava davanti alla porta.
“Abbiamo una possibilità” disse Elena.
“Quale?”.
“Quando resterà solo Paola e accompagnerà me in bagno, penso di poterla mettere fuori combattimento”.
“Ne sei certa?”.
“Sì, con lei posso farcela”.
“Quando mi ha immobilizzata l'ha fatto con una facilità incredibile”.
“In ogni caso devo provarci”.
“E se invece ci provassi io?”.
“Tu? Hai appena detto che ti ha domato in pochi secondi”.
“Non dicevo con Paola, con Giovanna”.
“E come pensi di poter mettere fuori combattimento quella specie di donna cannone?”.
“Semplicemente sgusciandole via quando esco dal bagno. Non mi dire che una donna così obesa può correre più veloce di me”.
“No, non credo. Ma se riesce ad afferrarti ho paura per quello che ti farà. Non farti ingannare dalle sue battutine, quella è una sadica frustrata. Di sicuro ha passato la sua vita invidiando e odiando le ragazze magre come noi. E poi se anche tu riuscissi a fuggire dove pensi di andare? Siamo in mezzo alla boscaglia”.
“Già. Hai ragione. Inoltre tu resteresti qua e loro si sfogherebbero con te”.
“Devo provarci io con Paola, è la nostra unica possibilità”.

“E’ il momento, vedrai che andrà bene” disse Elena. “Speriamo” sospirò Alice con un'aria dubbiosa che indispettì la poliziotta. Evidentemente la sorella aveva perso ogni fiducia in lei.
Elena e Paola non potevano essere più differenti. Alta e magra, la ragazza indossava ora una maglia molto abbondante che nascondeva quasi completamente le sue piccole ma attraenti forme. L'avevano tirata fuori da un armadio e probabilmente era del guardaroba di Giovanna. Sotto aveva sempre i suoi jeans e le scarpe da ginnastica. La donna che le teneva il braccio sinistro con la mano destra, accompagnandola verso il bagno, era decisamente più bassa e grassa, pesava almeno una ventina di chili più di lei. Alice pensò di attaccarla subito. Non riusciva a capire come mai Roberta si era fidata a lasciare sua madre sola e disarmata a sorvegliarle. La cosa era anche piuttosto umiliante: davvero la ragazza pensava che la giovane e snella poliziotta non fosse in grado di avere la meglio su quella cinquantenne sovrappeso? Comunque preferì entrare in bagno e rimandare a dopo l'azione.
Uscendo, fece finta di inciampare e con la spalla diede una spinta a Paola, che mollò la presa del suo braccio e finì a terra. Poi Elena corse verso la porta aperta che dava in quello che sembrava un ampio ripostiglio. Cercava un bastone, un oggetto qualsiasi per mettere fuori combattimento la donna e liberare la sorella. Andò a sbattere contro il corpaccione immenso di Giovanna, rimbalzando indietro di diversi metri e finendo anche lei col sedere a terra.
“Dove credevi di andare?”.
Quell'essere mostruoso ancora una volta le rideva in faccia. Elena si rialzò velocemente, ma non sapeva più cosa fare, si sentiva perduta, con Paola alle spalle e l'obesa sorella di fronte. All'improvviso si ricordò della tavola al centro della stanza. Era ancora una di quelle molto vecchie, col matterello di legno per fare la pastasciutta. Lo sfilò e lo brandì minacciosa, avvicinandosi a Giovanna che nel frattempo si era messa davanti alla porta d'ingresso.
“Fammi passare o ti spacco la testa”.
“Provaci” le rispose l'altra senza smettere il suo ghigno.
Se era una sfida la poliziotta era pronta a raccoglierla. Un colpo ben assestato e anche il donnone sarebbe finito nel mondo dei sogni. Ma nel frattempo Paola si era rialzata. Le arrivò alle spalle e le diede una spinta, facendola barcollare in avanti e consentendo a Giovanna di afferrare al volo le braccia della ragazza. “Peccato, ti è andata male” le disse ancora sghignazzando, mentre con facilità le piegava i polsi sottili costringendola a mollare la sua arma improvvisata. Poi la colpì con uno schiaffo al volto ed Elena finì di nuovo a terra, carponi. Un calcio al basso ventre fece rotolare la poliziotta fino a farla sbattere contro la parete.
Nell'altra stanza Alice sentiva i rumori senza capire cosa stava succedendo, ma intuì che le cose non stavano andando bene. Se solo avesse potuto liberarsi, aiutare la sorella. Già, ma cosa avrebbe mai potuto fare?

Elena si rialzò confusa, ormai rassegnata a subire altri colpi dal forzuto donnone, ma Giovanna era tornata vicino alla porta. “Su poliziotta, ora sono curiosa di vedere come te la cavi con la mia sorellina” le disse. In quell'attimo Paola la bloccò afferrandola alle spalle. Elena tentò di divincolarsi dalla stretta della donna, ma non ci riusciva. Anche la cinquantenne si stava rivelando più forte del previsto. La ragazza decise allora di usare una tattica differente e mollò un pestone alla rivale, che urlando di dolore finalmente lasciò la presa. Quindi Elena si girò e tentò di colpire Paola con un pugno, parato dalla donna, che a sua volta reagì con un destro al volto che mancò di poco il bersaglio. L'incontro fra l'alta e magra poliziotta e la sua più piccola e grassa rivale si era trasformato in un match di pugilato, sotto gli occhi di Giovanna che osservava divertita. Per il momento l'obesa sessantenne sembrava voler fare solo da spettatrice. Elena combatteva quasi meccanicamente, senza un piano. Quello scontro non aveva senso, anche se avesse avuto la meglio su Paola, poi ci avrebbe pensato Giovanna a metterla fuori combattimento. La ragazza sfruttava il suo maggiore allungo e la sua agilità, ma nei suoi colpi c'era poca potenza. Paola era costretta ad assorbirne molti di più, ma quei pochi che riusciva a piazzare erano più pesanti. Ormai il match andava avanti così da diversi minuti e Giovanna decise che ne aveva abbastanza, “Ok basta – sbottò – mi state annoiando, siete due pappamolle. Il verdetto è di parità”. Poi si avvicinò alle spalle di Elena e l’afferrò per i corti capelli. La ragazza si sentì girare su se stessa e un attimo dopo fu colpita da un potentissimo manrovescio, che ancora una volta la fece volare via. Confusamente, raccogliendo chissà dove le ultime energie, si rialzò e si lanciò a testa bassa contro il ventre immenso del donnone. Ottenne solo un grugnito. Poi Giovanna la afferrò per le spalle, la tirò su e ricominciò a praticare il suo “gioco” preferito: mentre con la mano sinistra stringeva il collo sottile della poliziotta, con la destra alternava schiaffi a manrovesci. Uno dopo l'altro, sembrava non dover smettere mai. Elena era quasi completamente inebetita, finché finalmente fu Paola a intervenire: “Ora basta Giovanna!”. Ma il donnone continuava a infierire sulla ragazza. “Ho detto basta!”. A salvare Elena furono le sue gambe, che cedettero facendola afflosciare a terra. Prima che l'obesa sessantenne la rialzasse e riprendesse a malmenarla, Paola si mise in mezzo: “Fermati, per favore. Così l’ammazzi”.
“Ok, ok. Forse ho esagerato. Certe volte non riesco proprio trattenermi”.
“Adesso riportala di là!”.

L'orrore si dipinse sul volto di Alice quando vide Giovanna entrare nella stanza. Trasportava il corpo inerte di Elena. La mise a terra perfino con gentilezza, poi l'assicurò alla catena e si voltò verso la sorella maggiore. “Mi sa che questa volta le vorrà un po' di più per riprendersi” disse con aria sarcastica.
“Sei una sadica perversa” le rispose Alice.
“Sì, forse è vero. E ti dirò una cosa, adesso ho tanta voglia di divertirmi un po' anche con te”.
La paura si dipinse sul volto di Alice. In un attimo le passò per la mente cosa avrebbe potuto farle quella donna senza che lei potesse difendersi in alcun modo. La giovane professoressa tremava e implorava la sessantenne di lasciarla stare: “Non toccarmi, ti prego. Faremo tutto quello che volete. Non vi denunceremo, ci dimenticheremo di voi. Liberateci e sarà come se non fosse successo nulla”. Alice ormai si stava umiliando, ma non aveva alternative.
“No, non ti toccherò. Almeno per ora. Paola non me lo perdonerebbe”.
Giovanna si voltò e uscì dalla stanza. Alice si precipitò sulla sorella. Istintivamente la accarezzò. “Mi dispiace” disse in un soffio. Elena non poteva sentirla. Era ancora svenuta.

(continua)
« Last Edit: February 01, 2019, 08:36:17 PM by krispin »

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Re: Sorelle 4 (italiano)
« Reply #1 on: February 03, 2019, 03:24:26 PM »
Sto perdendo le speranze per le nostre esili e giovani ragazze|  Brutta situazione la loro!

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Offline krispin

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Re: Sorelle 4 (italiano)
« Reply #2 on: February 03, 2019, 06:30:22 PM »
Sto perdendo le speranze per le nostre esili e giovani ragazze|  Brutta situazione la loro!

La situazione è difficile davvero. Ancora un paio di puntate e sapremo se si salveranno.
Grazie per la resistenza nella lettura.