Pieno agosto, il Sole splendeva alto nel cielo. Il costante rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla spiaggia, unito allo sporadico stridio dei gabbiani, rendeva il tutto quasi surreale. Pamela Carter inspirò rilassata, sdraiata comodamente sul lettino, mentre la luce del Sole le baciava la pelle ed il calore le creava piccole perle di sudore su tutto il corpo. La donna di trentasei anni era arrivata da una settimana nella bellissima Playa de Carmen, in Messico. Subito, la sexy insegnante aveva attirato l'attenzione. I capelli neri incorniciavano il viso su cui due grandi occhi azzurri splendevano assieme ad un paio di rosse labbra sottili. Il vestito bianco con cui era scesa non riusciva a nascondere i suoi seni perfetti, esposti da una scollatura irresistibile sia per gli uomini, che per le donne. Le lunghe gambe scendevano da un grande e tonico sedere, frutto di tutti gli squat in palestra. Per Pamela, era abitudine essere al centro dell'attenzione, e ciò non gli dispiaceva. Poteva usare la sua bellezza come meglio credeva, come ad esempio incantare il giovane bagnino della spiaggia privata dove si trovava.
"Ecco a lei, signorina" la voce di lui tradiva il suo desiderio, mentre porgeva alla donna il cocktail pagato dal barista, anche lui ammagliato dalla bellezza della donna.
"Grazie, Miguel. Avevo proprio sete" rispose Pamela, scandendo perfettamente le ultime parole mentre si umidificava le labbra con la lingua, facendo deglutire il ragazzo ormai sul punto di esplodere.
Pamela era così. Utilizzava il suo corpo per ottenere ciò che vuole, ma questo non voleva dire andare a letto con tutti. Nonostante i suoi comportamenti, solo pochi eletti si potevano vantare di aver avuto rapporti con quella donna, sempre se ne avevano ancora la forza dopo il miglior sesso della loro vita.
La donna sorrise mentre posava il bicchiere sul tavolino accanto a lei, prima di rimettersi a prendere il Sole. Mancavano pochi giorni al suo nuovo lavoro da insegnante, ed aveva intenzione di godersi appieno gli ultimi giorni.
Distante, ma sempre sulla stessa spiaggia, un gruppo di ragazzi continuava a fissare l'ombrellone davanti al loro. Erano da poco entrati nell'età in cui si diventa uomini, e ogni ragazza o donna che passava era un richiamo per loro. Ma quel giorno, così come i precedenti, la loro attenzione era riservata alla donna che prendeva il Sole poco lontano da loro. La carnagione nera, in netto contrasto con il colore chiaro della spiaggia, splendeva perfettamente sotto i raggi di luce. I capelli rasati erano coperti da un cappello a visiera larga, comprato in un negozietto sul litorale, che metteva in ombra il viso serio della donna. Gli occhi nocciola erano nascosti da un paio di occhiali da sole, le labbra rosa erano appena socchiuse, il grande seno era schiacciato contro il petto, minacciando di poter uscire da un momento all'altro dal bikini. Il grande sedere era in perfetta vista, coperto dalla mutanda del bikini verde smeraldo, con alcune perline di sudore che scendevano sensualmente verso il basso, prima di scomparire nel telo mare. Monica Collins sospirò nel sentire gli sguardi depravati di quei giovani spogliarla completamente, facendo finta di non sentire i commenti di apprezzamento sul suo corpo. Sapeva di essere una bella donna, e nei suoi quaranta anni ha dovuto tenere a freno molti uomini. Dopo aver divorziato dal suo ex marito, i numerosi spasimanti iniziarono a non dargli tregua. Casa, lavoro ed in vacanza, l'insegnante di Harlem doveva sopportare numerose avance di numerosi uomini. E andando in Messico, sperava di trovare in po' di pace.
Monica girò la testa dall'altra parte. Non voleva assolutamente farsi rovinare la vacanza, quindi avrebbe resistito alla tentazione di alzarsi e fare tacere quei ragazzi.
"Potrebbero essere miei figli" pensò amareggiata la donna mentre sentiva il calore penetrargli nella carne.
Troppi pensieri per gli ultimi giorni di vacanza.
Il Sole stava ormai tramontando quando Pamela si stava dirigendo verso l'hotel. Aveva salutato il bagnino, abbandonandolo in spiaggia. Lui seguì la donna con lo sguardo, fissandole il sedere mentre camminava. Pamela ovviamente cercò di muoverlo più possibile, per dargli qualcosa a cui pensare quella sera.
La porta scorrevole del Valentine Imperial Riviera Maya si aprì mentre la donna faceva la sua trionfale entrata. I pochi turisti presenti non poterono resistere alla tentazione di girarsi. Pamela poteva sentire la bramosia degli uomini e la gelosia delle donne invadere l'atrio mentre prendeva l'ascensore.
Monica arrivò al Valentine pochi minuti dopo. Doveva cambiarsi velocemente se voleva provare un comfort dell'hotel: il campo da pallavolo. Uno sport che l'aveva accompagnata da ragazza, prima di iniziare a lavorare come insegnante. Già al suo primo giorno aveva pensato di farci un salto, ma aveva evitato per la mole di persone che ne usufruivano. Fortunatamente, un addetto dell'hotel le aveva detto l'orario perfetto per trovare il campo libero.
"Meno persone, meno problemi" si disse la donna, mentre indossava il reggiseno sportivo nero. Era stretto, ma teneva fermo il suo seno, oltre a nascondere la vera grandezza delle sue tette. Monica dovette ammettere che un po' le dispiaceva, ma avrebbe evitato numerosi sguardi indiscreti. Scese rapidamente le scale, e prese la direzione del campo.
"Ho proprio voglia di fare qualche schiac…" il pensiero si stroncò di colpo quando varcò la porta del campo di pallavolo.
Lì, vicino alla rete, c'era già un'altra donna, nel suo reggiseno sportivo bianco e nei suoi pantaloncini aderenti dello stesso colore.
Pamela sussultò quando sentì la porta aprirsi. Si stava allenando nell'unico sport che le era sembrato adatto ad una donna del suo calibro. Sapeva che a quell'ora il campo era libero, e non poté farsi sfuggire l'occasione di usarlo. Aveva giocato in una squadra da giovane, ed ora le rimaneva solo il potersi allenare.
Quando sentì la porta aprirsi, si girò di scatto per vedere una donna entrare, mentre la palla cadeva poco distante da lei.
Entrambe le donne si guardarono per un secondo, prima di muovere lo sguardo sul corpo dell'altra donna. La gelosia cresceva sempre di più mentre si accorgevano quanto i loro corpi erano simili. Il seno strettamente limitato dai reggiseni sportivi, i pantaloncini che faticavano a trattenere i loro splendidi sederi, le loro gambe toniche perfettamente scolpite. Erano come due facce della stessa medaglia, il Sole e la Luna.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, prima che Monica rompesse il silenzio.
"Mi scusi. Non… Non sapevo che il campo fosse occupato" la donna di colore cercò di essere più tranquilla possibile.
Innaturalmente, si sentiva gelosa.
"No, si figuri… Il campo è abbastanza grande per tutte e due" rispose Pamela, obbligandosi a sorridere mentre le rendeva la mano "Pamela Carter"
"Monica Collins" sorrise forzatamente di rimando la donna di colore.
La stretta di mano fu fredda e veloce, quasi nessuna delle due volesse essere infettata dall'altra donna.
Monica sentiva lo sguardo geloso e di disgusto della donna su di sé, così come la donna bianca sentiva lo stesso sguardo vagare sul suo corpo.
"Potremmo… giocare assieme" disse la donna caucasica prendendo il pallone.
Il desiderio di mettere a proprio posto la donna davanti a sé prese il sopravvento e Pamela nascose una pericolosa sfida in quelle parole. Voleva dimostrare la sua superiorità. Una superiorità narrata nei libri di storia, e Pamela voleva sentirsi superiore a quella donna, a quella razza.
"Certo… non vedo perché no" accettò Monica.
La donna di colore sentì perfettamente il desiderio dell'altra donna, suscitandole un desiderio analogo. Monica era cresciuta imparando a non farsi mettere i piedi in testa, soprattutto dalle persone che la etichettavano per il colore della sua pelle. Stava per mettere al suo posto questa donna, ne era sicura.
La palla iniziò a volare sopra la rete. Entrambe le donne iniziarono subito a mostrare la loro bravura in quello sport, lanciandosi come giocatrici professioniste pur di non far cadere la palla nel loro lato del campo.
Una schiacciata particolarmente forte della donna di colore mandò a sedere Pamela quando ricevette un colpo troppo forte da prendere. La palla volò indietro.
"Bel colpo" disse Pamela, palesemente infastidita del fatto di non essere riuscita a ricevere l'attacco.
Ma alla donna caucasica la cosa che le diede più fastidio fu che la sua attenzione venne catturata dal movimento del seno dell'avversaria. Riusciva a vedere i capezzoli spuntare nel tessuto, minacciosi ed imponenti. Nonostante il reggiseno sportivo, Pamela riuscì a vedere il seno della donna di colore muoversi verso l'alto mentre la donna saltava. E presto si rese conto che anche i suoi capezzoli erano eretti per l'eccitazione. Non si era mai sentita così. Era intimidita?
"Grazie. Anche tu sei brava" rispose Monica, pensando comunque di essere migliore dell'avversaria. Ma nonostante tutto, l'attenzione di Monica fu catturata dal sedere dell'avversaria, mentre si chinava a prendere il pallone finito in fondo.
La partita fu un susseguirsi di attacchi violenti e di difese disperate. I punti continuavano a susseguirsi, nonostante l'enorme fatica che entrambe le donne sentivano nel cercare di superare l'avversaria.
Quando la partita arrivò agli sgoccioli, entrambe del donne erano coperte di sudore ed ansimavano incredibilmente. Monica era al match point, a soli due punti dall'avversaria. La donna di colore batté, ma Pamela riuscì a difendere. La palla si alzò pericolosamente verso l'alto. Il tempo sembrò rallentante mentre Pamela saltava verso la palla, pronta a schiacciare, mentre dall'altra parte della rete Monica aveva già alzato le braccia per murare la donna caucasica. La palla venne colpita quando si trovò tra le mani di entrambe le donne. Monica sentì la palla spingere contro le sue mani, e cercò di spingerla indietro come poteva. Pamela si sentì profondamente a disagio quando sentì la sua mano tornare indietro, spinta dalla palla e dalle mani della donna di colore. Non poteva crederci. Il tempo tornò a scorrere normalmente, mentre la palla toccava terra, dal lato della donna più giovane.
Nessuna delle due proferì parola, nemmeno Monica, nonostante avesse vinto. Ansimavano senza sosta, appoggiate sulle ginocchia, come se sentissero solo ora il peso di tutta la partita.
"Hai barato…" sussurrò Pamela, tra i respiri.
"Cosa?" chiese Monica, tirandosi su e guardando l'altra donna con aria interrogativa.
"Hai barato!" la accusò Pamela, alzando la voce.
"Non è vero! Ho vinto!" rispose la donna di colore allo stesso tono.
"No! Hai fatto invasione! Le tue mani erano nel mio campo!"
"Invasione? Sei tu che non sei capace a giocare!"
Iniziarono a discutere sempre con più veemenza, gesticolando senza sosta, separate solo dalla rete.
"Ho vinto perché sono meglio di te!" urlò di colpo Monica, senza pensare più a cosa dire.
Pamela rimase stupita da quella frase. Sentì la rabbia ribollire dentro di lei. Una donna di colore migliore di una donna bianca? Una donna di colore migliore di lei? Mai.
Pamela si abbandonò all'istinto: superò velocemente la rete per attaccare la donna che aveva insinuato di essere migliore di lei. Monica venne presa alla sprovvista dallo slancio della donna caucasica, e si ritrovò sulla schiena. Un forte rumore riempì la stanza. Pamela aveva appena tirato uno schiaffo alla donna di colore, colpendola in pieno viso. Monica sentì un improvviso calore sulla sua guancia destra, seguito poi dal dolore del colpo. Sgranò gli occhi.
"Brutta puttana!" urlò Monica mentre afferrava i capelli della donna.
"Negra di merda!" urlò di rimando Pamela.
Le due iniziarono a rotolare per il campo, mentre i loro corpi si strusciavano l'uno contro l'altro. Alcune volte era Pamela a rimanere in cima, e cercò continuamente di schiaffeggiare o graffiare la donna di colore, così come Monica cercava di strappare i capelli della donna, graffiando qualche volta il resto del corpo. Rotolarono ed urlarono ancora per qualche minuto, prima che Pamela non tornò in cima per l'ultima volta. Assestò un violento schiaffo contro il viso della donna di colore, che perse la presa sui capelli, e prima che Monica potesse muoversi, sentì un forte dolore allo stomaco. Pamela le aveva appena tirato un pugno, ed ora stava godendo nel vedere il dolore dipinto sul volto della donna nera.
Pamela si alzò. Il suo reggiseno sportivo era squarciato all'altezza delle spalle, ed il suo seno sinistro era fuoriuscito durante la lotta. Il capezzolo rosa turgido spiccava verso l'esterno, tagliando a metà l'aria. Pamela si era fermata perché sapeva che le urla avrebbero potuto richiamare l'attenzione di qualcuno nelle vicinanze, e non poteva farsi vedere lì, in quello stato.
"Se dirai a qualcuno ciò che è successo, la prossima volta non mi fermerò!"
La minaccia della donna caucasica colpì in pieno volto la donna di colore, che non rispose. Ma Pamela sapeva che non avrebbe detto nulla, poiché Monica avrebbe ammesso di aver perso.
La donna caucasica guardò con disprezzo Monica, che nascondeva il suo seno ormai esposto dato che il reggiseno sportivo era ridotto davvero male. Nonostante si sentisse come se avesse vinto, Pamela si sentiva intimidita dal seno di quella donna. Era incredibilmente grande, forse quanto il suo. I capezzoli scuri della donna di colore erano perfettamente eretti, spiccando da due enormi areole d'ebano, superando addirittura la grandezza delle sue.
Ma non c'era tempo, doveva andarsene. Così prese velocemente la sua roba e si allontanò.
Monica guardò la donna che le aveva appena distrutta andare via, il grande sedere che si intravedeva nei pantaloni un po' strappati. Dopo pochi secondi si mise a sedere. Il suo reggiseno sportivo era da buttare, e sentiva un forte dolore dove Pamela l'aveva colpita. Sentì di odiare quella donna con tutta sé stessa, ma ancora di più odiava la sensazione di sconfitta che l'attanagliava.
Uscì dal campo con l'asciugamano avvolto attorno al seno. Cercò di nascondere ogni tipo di dolore mentre raggiungeva la stanza. Non voleva farsi vedere debole.
"Me la pagherà..." pensò arrabbiata la donna nera, mentre ripensava alla minaccia di Pamela.
Non avrebbe detto nulla, questo era sicuro.
Il restante tempo di vacanza passò senza che le due donne si incrociarono. Nonostante tutti gli sforzi di Pamela di ritrovare la donna nera per verificare quanto è stata brava, Monica sembrava come scomparsa.
La realtà è che la donna di colore era tornata a casa. L'umiliazione di aver perso bruciava più del dovuto, e forse era opportuno dimenticare ciò che era accaduto.
Le vacanze finirò anche per la donna caucasica. Era tempo di tornare a lavoro.
Il primo giorno d'autunno non tardò ad arrivare. Le temperature si abbassarono, senza però dare motivo di vestirsi pesantemente. Lì, nella Larimer Street, molti dei ristoranti e dei negozi alla moda poteva vantare di numerosi clienti ancora con abiti estivi. La città di Denver non era mai stata così viva, forse dovuto al fatto dell'apertura di una nuova scuola superiore: la St. Mark School.
Quando una delle vecchie scuole venne chiusa per ristrutturazione, la città corse subito ai ripari finanziando direttamente la costruzione di un nuovo edificio. I numerosi studenti accorsero felici e curiosi di vedere con i propri occhi la loro nuova scuola. Ed è qui che Monica Collins lavorarera per il resto dell'anno. Si posizionò ai primi posti per una cattedra all'interno di quella nuova scuola, e non poteva nascondere l'ansia di questo nuovo lavoro. Ogni volta la stessa storia, nonostante facesse questo lavoro da almeno dieci anni, il primo giorno si sentiva come una quindicenne al primo appuntamento. Non passò inosservata. La camicia bianca era allacciata fino al secondo bottone. Monica aveva provato a chiudere anche l'ultimo, ma il suo enorme seno gli rese il compito impossibile. Esasperata, decise di rinunciare, andando a scuola con parte del suo seno in mostra. I fianchi erano avvolti da una lunga gonna dello stesso colore, che valorizzò enormemente la sua pelle d'ebano. I capelli perfettamente tagliati, i suoi immancabili orecchini a pendente ed cintura nera che teneva la camicia ancorata alla gonna, erano la chiave del suo look accademico. Inspirò profondamente mentre il rumore dei suoi tacchi risuonava nell'aria mentre varcava la soglia della scuola.
Pamela si sentì subito gli occhi addosso dal primo momento che scese dalla macchina. Tanto valeva dare spettacolo. Scese dalla macchina come se fosse una diva di Hollywood, posando il suo tacco a spillo con innata lentezza ed uscendo dalla macchina con gli occhiali da sole più grandi che aveva trovato, alzando al rallentatore. I suoi lunghi capelli neri svolazzarono elegantemente mentre allargava le labbra colorate di rosso scarlatto. Indossava una magnifica giacca bianca a mezza manica, nascondendo la canotta arancione super scollata che non lasciava nascosto il seno incredibile seno. Una gonna nera le arrivava fin sopra alle ginocchia, mostrando le sue gambe perfette. Sorrise mentre notò il volto di alcuni studenti rimasto esterefatti dal suo corpo, e mentre le passò accanto, abbassò sensualmente gli occhiali da sole per fargli l'occhiolino, prima di proseguire verso la sua strada.
"La star è qui!" pensò mentre varcava il cancello della sua nuova scuola.
Sarebbe stato il suo trampolino di lancio per un futuro radioso. La St. Mark School di Denver l'avrebbe accolta nei migliore dei modi… o così credeva.
La donna di colore camminò nei lunghi corridoi, cercando la sala professori, mentre molti studenti si riversavano sulla sua strada, squadrandola mentre passava. Ormai doveva essere abituata a sentirsi osservata e giudicata. Il suo incredibile corpo era sempre al centro dell'attenzione. Già nel precedente lavoro, doveva tenere conto di essere una bella donna, ed in questa scuola non sarebbe stato diverso. Ma era una donna seria e professionale, nulla avrebbe potuto rovinare il rapporto di lavoro che voleva costruire, ne era sicura. Ma appena i suoi occhi si alzarono, capì che non sarebbe stato facile. La sua sicurezza vacillò.
Pamela entrò nella scuola come una modella entra in un bar di periferia. Ogni testa si rivolse immediatamente nella sua direzione, uomo o donna che sia. Gli sguardi affamati di tutti quei giovani che divoravano il suo corpo la fece rabbrividire di eccitazione. Lei era la miglior vista che gli studenti avrebbero potuto avere nella loro vita. Aveva battuto tutto le studentesse, rubandogli la scena nella testa di ogni ragazzo all'interno di quella scuola. Era come se lei fosse la regina di quella scuola, dove ogni cosa pendeva dalle sue labbra.
Sorridendo, s'incamminò verso la sala professori, muovendo il suo grande e sodo sedere ad ogni passo. Ogni persona che incrociava il suo sguardo, irrimediabilmente doveva perdere il contatto visivo con i suoi occhi glaciali, spostandosi sui suoi generosi seni esposti dalla profonda scollatura. Normalmente, un vestiario di quel genere non era adatto ad una insegnante, ma dubitava che qualcuno avesse avuto il coraggio di dirgli qualcosa. La sala professori era poco più avanti, e la donna caucasica sorrise al pensiero della sua entrata. Si immaginava già gli insegnanti sbavare appena fosse entrata, mentre le sue colleghe sarebbero morte di gelosia. Sarebbe stato magnifico.
E poi il suo sguardo incrociò quello della donna di colore con cui nemmeno tre mesi fa aveva lottato.
Entrambe le donne si fermarono di botto, non credendo a ciò che vedevano. Com'era possibile? Quante possibilità c'erano? Era la stessa persona? Si. Sia Pamela che Monica ne erano sicure, lo sentivano. Sentivano la stessa rivalità provata al campo da pallavolo l'estate scorsa, lo stesso odio per l'altra donna. Non c'erano dubbi.
Scure in volto e con sguardo assassino, si avvicinarono velocemente. Nella loro testa immaginavano già di immergere le loro mani nei capelli e nel seno dell'altra donna, una combattente spinta dal fatto di essere sicura di vincere di nuovo e l'altra spinta da un desiderio di vendetta. Erano a pochi passi ormai quando la porta della sala studenti si aprì. Uscì un uomo alto, con una folta barba. Era vestito in maniera impeccabile, e superava di pochi centimetri entrambe le donne. Pamela e Monica si fermarono di colpo, sorprese da questo contrattempo. L'uomo si girò a guardare prima una e poi l'altra, prima di sorridere ad entrambe.
"Oh, voi dovreste essere le insegnanti che mancavano all'appello! Immagino la signora Collins e la signora Carter!" esclamò l'uomo, mostrando il suo sorriso magnetico.
"Signorina, prego" rispose Pamela, sorridendo di rimando.
Prese una buona vista di ciò che vedeva. Un uomo attraente dopotutto andava guardato. La donna caucasica decise che sarebbe stato suo.
"Signorina Collins, grazie" rispose Monica in maniera seria.
Il fascino di quello sconosciuto non aveva fatto effetto sulla donna di colore, ma Monica notò lo sguardo malizioso della rivale. Sarebbe stato divertente rubargli l'attenzione dell'uomo.
"E lei è?" chiese Monica, sorridendo.
"Il mio nome è Paul Galvani, il preside di questa scuola" rispose l'uomo con profondo orgoglio.
Un così giovane uomo preside di una scuola superiore sorprese entrambe le donne. Doveva avere delle doti nascoste, o non sarebbe stato lì.
"Prego, entrate! Vi offro il caffè"
Le due donne furono quasi obbligate a seguire il preside. Entrambe capirono che non potevano farsi male se c'era nelle vicinanze il loro datore di lavoro. Entrarono insieme nella stanza, bloccandosi per qualche secondo sulla porta.
"Mi scusi!" disse Monica, prima di spintonare indietro la donna caucasica ed entrare nella sala professori.
Pamela ringhiò sottovoce e la seguì.
I tre rimasero in un angolino, in disparte a parlare. La sala professori era quasi vuota, c'erano solo altre due persone oltre a loro.
Il preside continuò a parlare, chiedendo del più e del meno e facendole perdere tempo. Ad un certo punto, un cellulare prese a squillare. Paul chiese scusa e si allontanò dalle due donne per rispondere.
Sole, rimasero per qualche minuto in silenzio, facendo finta di nulla. Non erano sicure di poter parlare senza essere sentite dalle altre persone.
"Cosa cazzo ci fai qui?" rischiò Pamela, la sua voce era flebile ma abbastanza forte per far sentire la sua vicina.
"Tu cosa ci fai qui!" rispose Monica allo stesso modo.
Le due donne erano davvero vicine l'una all'altra. Chiunque delle due avrebbe potuto girarsi e tirare uno schiaffo all'altra.
"Questa è la mia scuola, negra. Non voglio una razza come te qui" l'insulto arrivò come una freccia.
"La tua scuola? Non mi pare si chiami Pamela Troia Carter" rispose Monica sussurando.
"Come osi? Sei una razza inferiore, puoi al massimo farmi da schiava" Pamela non demordeva, continuando sulla linea del razzismo.
"Inferiore? Guardami. Sono superiore a te in tutto. Dovresti baciare dove cammino, stronza"
Lo scambio di insulti continuò ancora per pochi secondi, prima che il preside tornò vicino a loro. Fortunatamente, l'uomo era ancora al telefono e non poté sentire le parole delle donne.
"Mi vogliate scusare, ma era una telefonata urgente" si scusò Paul "Ora, visto che ci siamo presentati, mi posso congedare"
Paul baciò entrambe sulla mano, prima di girarsi. Pamela subito le afferrò il braccio.
"Aspetti!" disse con voce innocente la donna.
Il preside si girò con il suo enorme sorriso. "Mi può accompagnare all'aula di matematica. Sono così sbadata da non ricordarmi dove si trovi"
L'intenzione di Pamela era chiara: iniziare a flirtare con il preside. Magari l'avrebbe convinto a licenziare Monica.
I due abbandonarono la sala e, poco prima di uscire, Pamela si girò verso la rivale e quando fu sicura che nessuno a parte lei la guardasse, le fece il terzo dito. Monica ribolliva di rabbia. Quella donna stava superando il limite. Ma non poteva fare molto. Ora il suo unico obiettivo era il lavoro. Purtroppo per lei, Pamela non era dello stesso avviso.
Le prime settimane passarono, ed i momenti in cui le due donne erano effettivamente insieme si erano drasticamente ridotti. I loro incontri erano fugaci, e quasi ognuna cercava di ignorare l’altra, mentre altre volte le donne cercavano di rovinare la figura della rivale davanti ad altri professori
“Non capisco come possa andare in giro con quei capelli! Cos’è, halloween?” iniziò Pamela mentre sorseggiava una tazza di caffé.
Attorno a lei, un piccolo gruppo di professori, incantati dal suo fascino.La camicia bianca con dei fiori disegnati sopra lasciava intravedere la sua invitante scollatura, dove il ciondolo della sua collana si posava poco sopra al suo seno. I capelli raccolti in una sexy coda di cavallo, valorizzava i suoi lineamenti sicuri. Le sue labbra rosse si appoggiarono sensualmente alla tazza, facendo deglutire i molti che la guardavano e volavano con la fantasia. Dietro di lei, in disparte, Monica sentiva in silenzio i commenti della donna caucasica. Il suo tailleur e la gonna bianca le avvolgevano il corpo in maniera impeccabile, mentre la giacca nera le copriva le spalle. I suoi occhi tradivano il fastidio e l’astio per la donna che stava parlando.
E questo era solo uno dei momenti in cui la donna caucasica screditava la rivale d’ebano davanti agli altri professori. Così Monica iniziò a flirtare con il preside ogni volta che poteva, scoprendo che non le era così difficile dopo tutto. La sua bellezza ed il suo corpo erano le migliori armi che aveva, e sapeva come usarle. Ed ogni volta che poteva, Monica si faceva vedere dalla rivale mentre toccava il braccio del preside, sorrideva innocentemente o alzava il seno verso l’alto, sollevandolo con le braccia in maniera causale, aumentando la vista del suo seno per il giovane uomo. Pamela rosicava da lontano, mentre immaginava la donna di colore venire picchiata da lei.
Ormai la donna di colore era abituata ai costanti insulti da parte della rivale, ed aveva iniziate anche lei a screditare la donna caucasica, facendo leva sul razzismo nelle sue parole. Nella società moderna, il razzismo è sempre stato argomento di discussione, e anche questi episodi presto lo furono. I professori iniziarono a schierarsi, creando delle discrepanze nel disegno scolastico che Paul aveva immaginato. Non ci volle molto, prima che anche il preside sentì questi campanelli d’allarme.
Un giorno come tanti, Monica camminava tranquilla per i corridoi. Aveva appena finito l’ora di lezione, ed aveva un po’ di tempo da dedicare a sé stessa prima di dover entrare in un’altra aula. Era immersa nei suoi pensieri, cercando di trovare gli argomenti della prossima lezione quando si sentì trascinata di colpo dietro una porta. La donna di colore venne fatta entrare con forza, e si ritrovò ad inciampare per non cadere. La porta dietro di lei si richiuse, e Pamela l’afferrò per le spalle appena la bellezza d’ebano si voltò di scatto. La donna caucasica la spinse fino al muro dall’altra parte, dato che Monica si ritrovò a cadere all’indietro. Il muro accolse la sua schiena senza preavviso, smorzandole il respiro.
“Pensi di essere una donna migliore di me? Eh? Pensi davvero di poter fare quel cazzo che vuoi?” iniziò Pamela con tono arrabbiato, nei suoi occhi un odio incredibile.
Il costante screditamento aveva portato la donna caucasica al limite, non abituata a non essere l’unica donna al centro dell’attenzione.
“Levami le mani…” iniziò a dire Monica prima di essere interrotta.
La donna di colore sgranò gli occhi quando sentì le labbra della rivale appoggiarsi alle sue. Sentì subito la sua lingua penetrare nella sua bocca e speronare la sua lingua. Non capì cosa stava succedendo, ma agì d’istinto. Premette in avanti ed iniziò a muovere la lingua. Le due donne rimasero bloccate in quel modo, mentre la battaglia infervorava nella loro bocca. Pamela voleva dimostrare alla rivale ed a sé stessa di essere la migliore, e pensò che dimostrare chi avesse una lingua più resistente fosse la scelta giusta. Monica capì velocemente l’intenzione della donna più giovane, sentendo la sua lingua muoversi ferocemente contro la sua. La sorpresa si trasformò in determinazione, e la donna di colore iniziò a rispondere al fuoco. La sua lingua iniziò a combattere con più veemenza, e tutto il terreno perso in partenza venne riconquistato con fatica, mentre le due combattenti si scambiavano sguardi di rabbia. Monica sentì i grugniti della donna caucasica ogni volta che la sua lingua riconquistava lo spazio nella sua bocca.
La bellezza d’ebano era riuscita a riportare lo scontro alla parità, ma sapeva di trovarsi in una situazione spinosa. Era con le spalle al muro, ed ogni via di fuga era bloccata. Pam spinse con più forza il suo corpo contro quella donna più anziana. Non era la prima volta che i loro corpi entravano in contatto, ma per la giovane donna era come sentire il peso ed il calore di Monica per la prima volta. Il suo seno andò contro quello della donna di colore, schiacciandosi insieme mentre Pam continuava a spingere in avanti, spostando una gamba tra quelle della rivale. Monica sentì una forte pressione sul suo petto, e cercò di spingere via la giovane donna afferrandole i fianchi e spingendola indietro. Appena si sentì la presa dell’avversaria, le mani della bellezza bianca si precipitarono verso gli artigli nemici. Afferrò i polsi della donna di colore e cercò di farle perdere la presa, senza successo. Le mani di Monica rimasero ancorate alla sua vita. Pam si sentiva venire spinta indietro, e stava facendo un po’ di fatica a mantenere il loro bacio.
La bellezza bianca agì di colpo. Monica si sentì finalmente libera della pressione sul suo corpo, e quando sentì finalmente la libertà si preparò per fare un passo avanti, intenta a non interrompere il duello tra le loro lingue. Ma Pam era indietreggiata apposta. Appena le mani di Monica diminuirono la presa sui fianchi, la giovane velocemente le afferrò di nuovo e le sollevò verso l’alto, mentre si spingeva in avanti. Pam potè sentire la bocca dell’avversaria aprirsi per lo spavento mentre la schiena di Monica tornava a contatto con il muro con un tonfo.
Le due donne iniziarono a cercare le mani dell’altra donna, ed una volta trovate iniziarono a spingere in avanti. Ma la posizione vantaggiosa della giovane donna e la lotta su più fronti, le braccia di Monica vennero spinte all’indietro, prima di essere bloccate ai lati e poi abbassate lungo ai fianchi della donna.
Le loro lingue continuarono la lotta per il dominio tra le due bocche, scambiandosi colpi ricolmi di rabbia e saliva. Monica sentì la presa della rivale iniziare a perdere forza, mentre le lingue continuavano a spingersi e strusciarsi tra loro. I grugniti iniziarono a venire da entrambe le donne, ma una di loro stava iniziando a sentire la sua lingua sempre più stanca. La donna d’ebano colse l’occasione al volo, e rovesciò la situazione. Staccò la sua bocca da quella dell’altra donna, e quando vide lo sguardo sorpreso e contrario di Pamela, la donna d’ebano la trascinò al suo fianco, facendola sbattere contro il muro. Subito le fu davanti, e prima che la donna caucasica potesse agire, Monica spinse la sua lingua nella bocca di Pamela, come la rivale aveva prima fatto con lei. La donna caucasica si ritrovò bloccata contro la parete, mentre la sua lingua tornava a lottare contro quella rivale. Ma c’era qualcosa di diverso, ed ora entrambe le donne lo avvertivano. La lingua di Monica iniziò a spingere sempre di più quella di Pamela, che iniziava ad avere meno impeto.
Con la situazione capovolta, Pam si sentì intrappolata dall’odiata rivale. Sentiva la gamba di Monica strusciarsi contro il suo inguine, mentre la fermezza dei loro seni veniva messa alla prova poco sotto alla loro battaglia con le lingue.
“Possibile che le tette di questa negra siano così sode?” pensò Pam mentre allungava le mani.
Con la mano libera, riuscì a sganciare i primi due bottoni della camicia dell’avversaria ed afferrò il seno sinistro della bellezza d’ebano, stringendolo e torcendolo nel reggiseno. Sentì la sua fermezza, la sua perfetta consistenza. Era incredibilmente simile al suo seno. Com’era possibile?
Monica sentì subito l’invasione della mano della giovane donna. Che fosse una tattica? Non aveva tempo per pensare, doveva agire. Con la mano libera imitò la rivale. Pam aveva la canotta ormai fuori dalla gonna, e questo permise a Monica di far passare la mano sotto il vestito ed afferrare il seno della giovane direttamente nel reggiseno. La bellezza bianca sgranò gli occhi appena sentì l’improvviso calore provocato dalla presa dell’avversaria. Monica stava sentendo la fermezza dei suoi seni così come aveva fatto lei. La bellezza d’ebano non credette a ciò che sentiva. Il seno di quella donna era incredibilmente sodo, la sua pelle era davvero liscia e giurava di sentire il capezzolo della donna gonfiarsi sempre di più.
Preso entrambe le donne iniziarono ad eccitarsi, toccandosi più delicatamente di prima. Sentivano la mano avversaria accarezzare il loro seno tramite il reggiseno, mentre si scambiavano un lungo bacio infinito. Fu Monica a ritornare alla realtà per prima.
Presto, la bellezza d’ebano aveva preso il controllo della bocca della bellezza caucasica, che ora guardava spaventata la rivale. Per Monica, quella vista era pura goduria. Stava dominando la lingua della donna che diceva di esserle superiore e che aveva commesso l’errore di sfidarla. Pamela cercò di indietreggiare e staccarsi dal bacio ormai unilaterale, ma Monica fu rapida e le afferrò la testa, tirandola a sé. Pam fece lo stesso, spinta dall’impeto dell’avversaria.
La donna di colore combatte con più veemenza contro una lingua ormai sconfitta, mentre negli occhi di Pamela vedeva la paura della sconfitta. La donna caucasica riprovava e riprovava a recuperare terreno, spingendo in avanti la lingua, ma durante ogni prova di forza tra le loro lingue, veniva sempre ricacciata indietro o spinta di lato. Una lacrima rigò la guancia della donna bianca, mentre anche l’ultimo tentativo di ribalta veniva distrutto dalla rivale. Monica stava godendo come non mai. Un pugno contro lo stomaco segnò la vittoria della donna d’ebano. Pamela sentì un forte dolore, e spalancò la bocca cercando di urlare, ma la bellezza d’ebano riuscì a coprire completamente la bocca della donna, in maniera tale da non far uscire alcun suono. Allontanandosi, permise alla donna bianca di lasciarsi cadere a terra, stringendo il suo stomaco mentre le lacrime scendevano dal viso. Monica la guardava dall’alto, sorridendo. Si sentiva potente, e in qualche modo aveva ottenuto la sua vendetta per quest’estate… o almeno una parte. La bellezza d’ebano sentì di non aver ancora raggiunto il suo obiettivo. Voleva di più.
“Sei solo una lurida puttana…” iniziò Monica “Volevi capire chi era la migliore? Ora lo sai”
La donna di colore si sistemò i vestiti, lisciandoli e ritornando ad avere il suo aspetto serio. Poi si diresse verso la porta, mentre Pamela rimase seduta a terra a guardarla in cagnesco.
“Non finisce qui” sussurrò la donna bianca, abbassando lo sguardo.
“No, non finisce qui” assicuro Monica, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Il silenzio scese di colpo all’interno della stanza, dove Pamela continuò a morire dentro per la sconfitta.
Passarono circa due giorni, raggiungendo infine il venerdì. Pamela si era da poco ripresa dalla precedente sconfitta, tornando a fare commenti poco apprezzabili alla sua controparte, ricevendo le risposte dalla donna di colore in maniera analoga. A volte erano voci tra professori, altre sentiva proprio gli insulti dalla donna. Pamela odiava quella donna, ed odiava il sentirsi minacciata dalla sua presenza. I flirt con il preside proseguivano, ma sentiva di essere ancora lontana dal raggiungere il suo obiettivo. Ed è pensando ciò che venne trascinata dentro un’aula vuota. Sapeva cosa stava succedendo, d’altronde anche lei l’aveva fatto. Monica chiuse la porta dietro di loro, mentre la donna caucasica di girava a fronteggiare la rivale. Le due donne rimasero immobili a guardarsi, senza muovere un muscolo. La bellezza d’ebano sorrise nel vedere la rivale sulla difensiva. La sua vittoria aveva segnato l’ego di quella donna. E sempre sorridendo, si sedette sulla sedia più vicina, invitando la donna a fare altrettanto. Pamela la guardò con sospetto, prima di accettare l’invito. Si sedette sulla sedia davanti a quella della donna di colore. In mezzo a loro, solo un banco di scuola.
Dopo pochi secondi, Monica si sollevò la manica della maglia che portava fin oltre al gomito, prima di posare il braccio sopra al banco. Pamela la guardò mentre la rivale la stava sfidando ad una prova di forza. Vedendo che la donna caucasica non si era mossa, Monica sorrise maliziosa.
“Cosa c’è, signorina Carter? Non avrà mica paura?” insinuò la bellezza d’ebano.
Pamela ringhiò a bassa voce, prima di appoggiare il suo braccio sopra la banco. La canotta nera lasciava scoperta le sue meravigliose braccia.
Attimi di trepidazione mentre le donne osservavano le loro mani così vicine. Sapevano che nel momento in cui avrebbero afferrato la mano dell’altra donna, avrebbero spinto con tutte le loro forze. Si scambiarono sguardi colmi di ansia e rabbia, entrambe aspettavano la mossa dell’altra come se sperassero che una delle due si tirasse indietro. Ma la consapevolezza del fatto che nessuna delle due si sarebbe arresa prima di combattere.
Allo stesso momento, afferrarono decise la mano dell’altra donna ed iniziarono a spingere con tutta la loro forza. I palmi delle mani vennero pressati insieme, diventando bianchi per l’enorme quantitativo di forza esercitata. Sin da subito, le donne iniziarono a grugnire per lo sforzo. Ogni volta che cercavano di spingere il braccio della rivale, sentivano come se stessero spingendo un muro di mattoni, nonostante i loro sforzi le loro mani rimanevano perfettamente al centro, senza che nessuna delle due riuscisse a spingere indietro la mano avversaria. Di tanto in tanto, le due donne si scambiavano sguardi veloci, mentre stringevano i denti, prima di tornare a concentrarsi sulla prova di forza. Speravano di vedere un segno di debolezza negli occhi della rivale, ma era ancora troppo presto.
I minuti passavano, ma per le due donne sembravano ore. I muscoli delle braccia iniziarono lentamente a bruciare, ma lo stallo rimaneva.
“Possibile che siamo alla pari?” pensò la donna di colore mentre grugniva dallo sforzo,
Vedeva i muscoli della bellezza bianca tesi come una corda di violino mentre lottavano contro i suoi. Possibile che fossero allo stesso livello?
Anche Pamela aveva pensieri analoghi, chiedendosi come fosse possibile che una donna più anziana di lei avesse così tanta resistenza e forza. Le mani iniziarono a tremare, seguiti poi dalle braccia, e dopo un minuto finalmente lo stallo fu rotto. Il braccio di Pam sembrò cedere per un millesimo di secondo, e le mani ebbero uno scossone. Ora Monica era in vantaggio di posizione.
“Cazzo!” grugnì Pam mentre tornò a spingere di nuovo con forza.
In nemmeno un secondo si era ritrovata di nuovo sulla difensiva. Il ricordo della precedente sconfitta si fece di nuovo vivido nella sua mente. La sua lingua che veniva spinta impotente per tutta la sua bocca, mentre la donna davanti a lei godeva di quella sensazione di supremazia. L’ansia di perdere tornò ad attanagliare la giovane donna, che cercava con tutte le sue forze di non perdere altro terreno. La bellezza bianca si appoggiò maggiormente al banco, cercando di spingere maggiormente la mano della donna più anziana. Il suo seno venne premuto contro la superficie piatta del campo di battaglia. Monica osservò con una nota di invidia tutta la carne che fuoriusciva dal vestito della giovane donna. Il seno così premuto sembrava poter uscire da un momento all’altro dal reggiseno.
Pamela alzò lo sguardo per vedere il volto della rivale. Monica sorrideva malignamente, mentre cercava di spingere ulteriormente la mano dell’avversaria. La donna caucasica poteva immaginare ciò che pensava la rivale.
“Vai giù! Cedi! Cedi! Perdi come la donna inferiore che sei!”
Pamela sapeva che la bellezza d’ebano pensava quelle parole, mentre la sua mano spingeva di nuovo la sua.
Il banco si avvicinava sempre di più, e il braccio di Pam bruciava incredibilmente. Alla fine, avrebbe perso? Avrebbe perso di nuovo? Avrebbe perso… contro questa donna?
“No! Io sono meglio di lei!” pensò di colpo la bellezza bianca.
Con rinnovata forza, Pam iniziò a riconquistare terreno. Monica grugnì rumorosamente, perdendo il suo sorriso, mentre vedeva la sua mano tornare indietro.
“N-No…” sussurrò tra gli sforzi la bellezza d’ebano, mentre spingeva la sua gamba verso l’esterno per avere più leva.
Ma la sua mano aveva superato la posizione iniziale ed iniziava a scendere verso la sconfitta. Sentiva i muscoli bruciare, ormai al limite. La sua mano sembrava come precipitare verso il banco, spinta dalla mano bianca della rivale.
“No!” grugnì Pamela di colpo.
La sua mano si arrestò di colpo, bloccata da un’improvvisa spinta da parte della donna di colore. Provò a spingersi in avanti, sollevando il suo seno dal banco nel farlo, ma presto tornò a schiacciarlo contro il campo, capendo che un cambio di posizione l’avrebbe solo svantaggiata.
Mancava poco alla vittoria della bellezza bianca, e Monica bloccò la sua mano con uno sforzo disperato. Entrambe le bellezze stringevano i denti mentre cercavano di vincere le ultime resistenze della donna di fronte a loro. Il sudore si era fatto vivo sulle loro fronti ed iniziava a scendere sui loro visi paonazzi per lo sforzo.
Pamela guardò la rivale, voleva vedere la sua disperazione nel sapere che ora era lei in vantaggio. Ma dopo aver visto che la bellezza d’ebano aveva gli occhi incollati sulle loro mani, la sua attenzione fu catturata da una goccia di sudore iniziare a scendere dal collo fino ad arrivare sull’enorme seno appoggiato sul banco. La goccia sparì nella profonda scollatura di quelle montagne scure, sotto lo sguardo di Pam che si ricordava la sensazione della sua mano su una di quelle enormi mammelle.
Pam grugnì di nuovo quando la sua mano iniziò a venire spinta indietro, e nonostante gli sforzi, non riusciva ad impiegare più forza nel braccio. Monica strinse i denti più che poteva, stava compiendo un’impresa disperata. Ma quando la sua mano si fermò nuovamente, dopo aver ripreso poco terreno, capì il guaio in cui si trovava. La bellezza d’ebano cercò nel profondo una forza che non aveva, non le era rimasto nulla. Fu il turno di Monica a sentire l’ansia della sconfitta. Pam lo vedeva chiaramente il senso di disagio nei suoi occhi, e capì di poter vincere. Strinse i denti mentre cercò disperatamente di spingere ancora una volta la mano nera della rivale. Monica iniziò a grugnire frequentemente, mentre la sua mano iniziava nuovamente a scendere lentamente. Monica gettò uno sguardo in avanti, catturato nuovamente dal seno sudato della giovane donna, prima di incrociare lo sguardo avido dell’avversaria. La bellezza d’ebano scambiò uno sguardo sofferente con la rivale. Non aveva più forza. Pamela sorrise, quando sentì la mano della donna di colore toccare il banco.
La bellezza bianca lasciò subito la mano avversaria, iniziando a massaggiare il polso ed il braccio con cui aveva combattuto. Anche Monica faceva lo stesso, ma la delusione nei suoi occhi aveva rabbuiato il suo viso. Pam sorrise quando capì di aver vinto. Tirò fuori dalla borsetta rossa un fazzoletto con cui si asciugò il sudore sulla fronte, rimettendosi in sesto.
“Ora sai chi è più forte” disse Pam alzandosi “O l’avevi capito già quest’estate?” finì la donna uscendo dalla porta.
Monica si morse il labbro. Aveva perso. Era sicura di vincere, ma quella donna l’aveva battuta al suo stesso gioco. Aveva voluto troppo in poco tempo. Era colpa sua.
Pam uscì dall’aula chiudendosi la porta alle spalle. Nonostante tutto, aveva ancora del tempo a disposizione prima dell’inizio della prossima lezione. Mentre si dirigeva verso la sala professori, un suo collega attirò la sua attenzione chiamandola. A quanto pare, il preside voleva vedere lei e la donna con cui aveva da poco lottato. Immaginava già il motivo.
“Certo, ci andrò subito. La Collins dovrebbe essere in quella stanza laggiù. È un po’ giù di corda” sorrise innocentemente prima di dirigersi da Paul.
Monica entrò nell’ufficio del preside pochi minuti dopo. Pam era già seduta su una delle due sedie ad aspettarla, insieme al giovane uomo che l’accolse con un sorriso.
“Oh, splendido! Anche la signorina Collins è arrivata. Prego, si sieda” invitò l’uomo.
Monica si sedette titubante, dando una rapida occhiata alla donna rivale che rimase fissa a guardare davanti a sé, con un mezzo sorrisetto. La bellezza d’ebano sapeva a cosa era dovuto quel sorriso, e la cosa gli diede fastidio.
“Voleva vedersi, signor preside?” chiese la donna di colore.
“Oh, chiamatemi Paul. E sì, volevo vedere entrambe” iniziò il preside, alzandosi dalla sedia e camminando per la stanza, senza abbandonare il campo visivo delle donne “Mi sono giunte voci alquanto sgradevoli sul vostro comportamento a scuola. E questo va contro il principio con cui voglio costruire la realtà di questa scuola. Capite? Tutto gira attorno al corretto comportamento delle persone, dagli alunni agli insegnanti. Ma se questo rapporto non c’è, è ovvio che la realtà che sogno non può realizzarsi… Ora, mi potete dire cosa sta succedendo?” chiese infine il preside, senza perdere nemmeno lontanamente il suo tono tranquillo.
“Una realtà perfetta contaminata dalla presenza di una negra” rispose di getto Pam. “Una macchia nera su un foglio bianco. Ecco cosa succede”
Monica si girò di scatto verso la donna. Come osava? Davanti al preside poi.
“Oh, signorina Carter. Al giorno d’oggi ognuno è libero di poter pensare ciò che vuole, anche di essere razzisti. Ma se la signorina Collins è qui, è perché sa il fatto suo, non crede? Quindi perché non vi chiedete scusa a vicenda per qualsiasi cosa abbiate l’una contro l’altra, e la finiamo qui… per favore?” intervenne subito Paul.
Nessuna delle due donne rispose. Pamela non aveva intenzione di chiedere scusa alla rivale dato che non era lei quella sbagliata. Ad un certo punto, Monica sospirò.
“Credo non c’è ne sia bisogno… Paul. Non posso che continuare a convivere con questa società in cui il razzismo è all’ordine del giorno. Se la signorina Carter pensa di essere migliore perché il colore della sua pelle è diverso dal mio… Beh, lascerò che continui a pensarlo. Il mio lavoro è un altro, dopotutto” rispose Monica.
Le sue parole colpirono Pam in pieno. Dal punto di vista del preside, Monica si era dimostrata attaccata al suo lavoro, scegliendo di superare le ostilità verso la collega. Ma la bellezza bianca sapeva cosa voleva dire in realtà quella donna.
"Sei talmente inferiore, che le tue parole non mi scalfiscono nemmeno"
Pamela ribolliva di rabbia, seduta sulla sedia, fissando le sue gambe. Monica era stata chiara. Era lei la migliore. Nonostante la sconfitta, rimaneva lei la migliore. No, non era vero. Pam sapeva di essere superiore a quella donna. E doveva trovare il modo per dimostrarlo.
"Bene! Se è tutto a posto, posso lasciarvi andare" disse Paul guardando le due donne, aspettando il loro consenso "Inoltre, vi comunico che per questo weekend la scuola rimarrà chiusa, quindi non servirà che voi veniate"
Eccolo lì. Al termine delle parole del preside, Pam capì cosa andava fatto. La donna di colore voleva vedere chi era la migliore? L'avrebbe scoperto a sue spese.
Qualche minuto dopo, la giovane donna stava flirtando con il custode. Il suo piano era semplice, ottenere le chiavi della scuola. E il povero malcapitato non poté fare a meno di cadere nella trappola di quella vedova nera. Cinque minuti dopo, il custode aveva ottenuto il miglior bacio della sua vita, mentre Pam aveva l'occorrente per il suo piano.
C’erano ancora del tempo prima della fine della scuola, e nonostante le parole del preside le due donne continuarono con la faida di insulti. Pamela continuò ad istigare la donna di colore durante le pause insieme ai vari colleghi, non capendo come una persona del genere possa davvero insegnare qualcosa.
“Probabilmente viene da un paese povero, o magari scappa da casa sua perché suo marito l’ha lasciata. Non vedo come possa aiutare ad aumentare il prestigio di questa scuola!”
Ogni volta, le parole della giovane donna veniva sentite dalla controparte, data la sua presenza nella stessa stanza.
E viceversa, Monica iniziò a rispondere alle provocazioni. Durante le lezioni, alcuni studenti avevano chiesto a Monica se le voci su di lei e la sig.na Carter erano vere. Lei non aveva nemmeno pensato a smentirle. Aveva risposto che Pam era semplicemente una donna che crede di essere qualcuno ma alla fine è solamente una fallita.
“Beh, chiamarla donna sarebbe un insulto a tutte le donne del mondo. È capace solo ad abbaiare e scodinzolare con gli uomini. E credo che nemmeno le donne di strada si vestano in quel modo. Incomincio a chiedermi se è in questa scuola per merito intellettuale… o pratico”
Le parole veniva poi girate di classe in classe, fino all’orecchio dell’interessata. Entrambe le donne fumavano di rabbia nel sapere di venire screditata dall’altra donna. Ma il fatto che il preside sapesse aveva limitato i loro movimento. Presto, la situazione sarebbe stata risolta.
Ormai la scuola era finita, e non rimaneva che tornare a casa. Monica prese le sue cose dalla sala insegnanti ed uscì dalla scuola. Era una delle ultime persone ad uscire, come ogni volta. Ha sempre pensato che uscire allo scoccare della fine del turno lavorativo fosse una cosa stupida e poco professionale. Si diresse verso la sua berlina bianca, e mentre cercava le chiavi nella borsa nera trovò qualcosa di inaspettato: un biglietto. Aprendolo, non servì molto tempo per capire chi era il mittente.
"Cara sig.na Collins,
Lei e la sua brutta faccia
è stata invitata a risolvere la questione
una volta per tutte.
Il luogo dell'incontro sarà la palestra della St. Mark School, prenotata per questa domenica.
L'aspetterò con ansia,
o è così tanto codarda da scappare?
P.S. Preparati. Non avrò pietà.
Firmato,
La tua padrona"
Nonostante lo stile di scrittura simile ad un invito di matrimonio, era una chiara dichiarazione di guerra. Monica alzò lo sguardo appena sentì il rombo del motore della macchina di Pam abbandonare il parcheggio. La bellezza d'ebano la guardò mentre si dileguava in lontananza.
"Sarai tu a chiedere pietà…" pensò.
Il sabato passò in maniera davvero lenta. Entrambe le donne rimasero a casa, cancellando ogni impegno. Pam saltò la sua consueta lezione di yoga, con il suo istruttore innamorato perso di lei, mentre Monica evitó di andare alla conferenza che si sarebbe tenuta poco lontano da lei. Nessuna delle due aveva voglia di uscire, poiché il pensiero di cosa le avesse attese il domani.
Pam non riusciva a stare ferma, continuando a camminare per la stanza mentre guardava i vestiti nell'armadio. Un enorme quantitativo di colori e tagli diversi erano appesi o piegati all'interno di quello piccolo spazio ristretto. Era ansiosa ed euforica allo stesso tempo, e voleva essere perfetta per quando avrebbe spaccato la faccia a quella donna. Sorrise al solo pensiero di graffiare la carne nera delle gambe toniche della cagna, mentre si dimenava impotente sotto di lei.
Monica aveva lo stesso problema. Aveva già bevuto due tisane per cercare di calmarsi, ma il costante martellare nel petto non la lasciava riposare. Cosa avrebbe indossato quando avrebbe dominato la donna che odiava tanto? I suoi pensieri oscillavano tra il non pensarci e l'immaginare il come lei avrebbe portato quella vacca per la palestra, trascinandola per i capelli. Non riuscì a trattenere un piccolo sorriso immaginando le urla della giovane mentre capiva di non poter fare nulla.
La notte arrivò quasi senza preavviso, ed entrambe si obbligarono ad andare a dormire. Dovevano essere nel pieno della loro forza, o non avrebbero goduto abbastanza della loro vittoria.
La scuola era incredibilmente silenziosa quella domenica. L'unico rumore che poteva sentire Monica erano i suoi passi nei lunghi corridoi del piano terra. La donna aveva indossato uno dei suoi classici vestiti di quando veniva a scuola, mentre il suo vero abito per la lotta era nella borsa a tracolla che si era portata dietro. Il cuore le martellava nel petto dal primo momento che aveva varcato la porta d'ingresso della scuola, aprendola senza problemi, segno che la sua nemica era già arrivata. Ed ora, davanti alla scritta "Palestra", capì che lei e la lotta che avrebbe inciso sulla sua vita erano separate da una singola porta di legno. Deglutì, prima di aprire la porta ed entrare nel campo da battaglia.
"Quella puttana" pensò amaramente Pam, mentre apriva la porta principale con le chiavi del custode.
Era arrivata per prima, e si rincuorò nel sapere che la negra non era ancora arrivata. Il rumore dei tacchi risuonavano nell'aria mentre l'abito bianco di Pam svolazzava ad ogni passo. Era uno dei suoi vestiti migliori, con cui aveva fatto girare la testa di molti uomini. E non avrebbe rischiato di rovinarlo per quella megera. Aveva portato con sé un altro indumento per la lotta, e lo teneva comodamente nella borsa.
Entrò nell'enorme palestra, ed il rumore dei suoi passi riecheggiò ancora si più mentre si avvicinava al centro. Posò la borsa, e preparò il campo. Sapeva esattamente dove prendere il tappetino usato per il corso di lotta libera, e dopo averli posizionati, iniziò a guardare l'ora sempre più impazientemente.
"Quella puttana" pensò "Come osa farmi aspettare?"
Ma la porta della palestra continuava a rimanere chiusa.
Dopo alcuni minuti, Pam sbuffò.
"Avrà avuto paura. È sicuramente così" cercò di convincersi.
Era la risposta più ovvia. La donna di colore aveva capito di non poter competere con lei e così non si è presentata. La giovane sorrise, anche se amaramente. Non era la vittoria che si aspettava. Ma quando afferrò la borsa per andarsene, la porta si aprì, facendola sussultare. Monica era arrivata.
La bellezza d'ebano individuò subito la donna rivale al centro della stanza. Con sguardo ricolmo d'odio e con passo deciso, raggiunse il centro della palestra, attenta a non salire sul tappetino. Pam era dall'altro lato.
"E così hai portato la tua vecchia faccia qui. Pensavo fossi più intelligente" iniziò la giovane.
"Per un attimo ho pensato di non venire, dato che non avevo nulla da dimostrare. Ma poi ho capito che avevi bisogno di una lezione" rispose la donna di colore.
La bellezza bianca ringhiò. Quella donna aveva finito di fare la spavalda con lei.
"Cagna! Dopo che ti avrò fatto a pezzi, rimpiangerai il giorno in cui mi hai incontrata!" minacciò la giovane mentre faceva il giro del tappeto.
"Mi pare di aver già sentito questa frase, eppure sono ancora qui" rispose di rimando la bellezza d'ebano, facendo lo stesso.
I loro seni si scontrarono a metà strada, mentre le due donne mantennero il contatto visivo. I quei sguardi c'era odio, gelosia, rabbia, e nessuna delle due bellezze voleva nascondere ciò che provavano. Sentivano il calore reciproco, mentre qualcosa dentro di loro si muoveva. Il desiderio di affondare le mani nei capelli della donna davanti a sé, strappare la carne a morsi, dominare la rivale fino a farla arrendere in lacrime. Sentivano che era l'unico modo possibile per sentirsi bene, per sentirsi libere da quel senso di oppressione nel vedere una donna rivaleggiare con il loro corpo.
"Non vedo l'ora di spaccarti la faccia" sibilò Pam, spingendosi in avanti.
"Preparati perché ti prenderò a calci in culo" rispose Monica spingendo a sua volta.
Mantennero i loro corpi premuti insieme per qualche secondo, prima di dividersi silenziosamente. Pochi secondi erano tornate ai lati del tappeto, dove le loro borse attendevano. Dovevano prepararsi, cambiarsi d'abito, e l'avrebbero fatto lì. Con incredibile sorpresa di entrambe, tirarono fuori lo stesso indumento, anche se di colore diverso.
Il costume da bagno a pezzo unico di Pam era di un giallo acceso. La giovane l'aveva scelto per la sua elasticità e per la sensazione di avere una seconda pelle che ricopriva le sue curve favolose. Monica invece tirò fuori dalla borsa lo stesso costume ma di un verde smeraldo. Adorava il contrasto tra la sua pelle e quel colore acceso, senza contare la comodità nell'indossarlo senza preoccuparsi che il suo generoso seno lo strappasse.
Entrambe le donne guardarono con sospetto l'altra donna. Com'era possibile? Quante probabilità c'erano di scegliere lo stesso costume?
Sorrisero quando capirono che il destino giocava a loro favore. Combattere con lo stesso costume equivaleva a confrontare completamente i loro corpi. Quella casualità era diventata la loro unica fortuna. Potevano dimostrare alla rivale quale fosse il corpo migliore, dimostrandolo nello stesso medesimo costume.
Iniziò presto un lento spogliarello, con entrambe le donne intente a non guardare la rivale per nessun motivo. Ma la curiosità nel vedere il corpo completamente nudo della controparte era troppo forte, e Pam dovette arrendersi dopo pochi minuti. Il suo sguardo vagò rapidamente dal basso delle gambe toniche della donna d'ebano, soffermandosi sulla figa perfettamente rasata e salendo poi alla pancia piatta, terminando agli enormi meloni che pendevano verso il basso mentre la bellezza d'ebano infilava le gambe nel costume, tirandolo poi su fino ad indossarlo completamente. Il suo seno ballò per pochi secondi, stretto nel tessuto del costume che si tirava incredibilmente. Pam deglutì, sentendo improvvisamente la gola secca, e si accorse di aver iniziato ad ansimare senza apparente motivo.
Ma i sentimenti erano reciproci. Anche Monica non era riuscita a resistere alla tentazione di vedere quella giovane donna completamente nuda. Qualche secondo dopo aver iniziato a svestirsi, il suo sguardo vagò rapidamente sull'altra donna. Le gambe toniche, il grande e sensuale culo della rivale, salendo poi verso le grandi angurie della bellezza bianca, che si spingevano minacciose contro il tessuto.
Presto, entrambe le donne poterono vedere i capezzoli eretti dell'altra donna attraverso il costume. Era impossibile nasconderli. Era impossibile nascondere la loro eccitazione.
Rimasero lì, a fissarsi per un tempo infinito. L'aria fredda della palestra penetrava nei loro polmoni ogni volta che respiravano profondamente, cercando invano di nascondere il loro famelico ansimare. La bramosia del sentire il corpo dell'altra donna piegarsi contro il proprio le annebbiava la mente. Poi, senza nessun particolare segno reciproco, le donne salirono sul tappeto, fermandosi a pochi centimetri l'una dall'altra. Entrambe avevano sul viso una maschera di superbia e malizia, entrambe pensavano di essere migliori, nonostante la loro incredibile somiglianza. Una lotta fuori dal comune, una lotta per la consapevolezza di essere superiori. Dentro di loro poterono sentire l'odio ribollire sempre di più, mentre continuavano a fissarsi, usando tutta la loro forza di volontà nel non abbassare lo sguardo verso il corpo nemico.
"Brutta negra" sibilò Pam.
Come osava questa donna metterla in difficoltà? Lei che era sempre la migliore, la più sexy, la più desiderata.
"Ora basta!" urlò Monica.
Il commento razzista della donna normalmente non l'avrebbe nemmeno scalfita, ma quel giorno ogni cosa sembrava essere diventata più grande, più insopportabile. La sua mano si mosse veloce, e colpì in pieno viso la giovane donna davanti a lei. Pam si girò lentamente con la bocca spalancata per la sorpresa. Quella troia l'aveva appena colpita.
"Troia!" urlò la bellezza bianca mentre cercò di afferrare la testa della donna di colore.
Monica rispose allo stesso modo, e le due iniziarono a tirarsi i capelli, anche se Monica aveva un bersaglio molto più semplice rispetto all'avversaria. Ma Pam non si era scoraggiata ed aveva afferrato direttamente la testa della donna. Grugniti di dolore e fatica riempirono subito la palestra mentre le donne si muovano sul tappeto, tirando e spingendo con forza l'avversaria.
Con un forte strattone, Monica riuscì a tirare indietro la testa della rivale, che dovette stringere i denti per non urlare. Con l'attenzione rivolta altrove, la bellezza d'ebano liberò una mano dalla folta capigliatura dell'avversaria, per poi tirare un pugno sul fianco di quest'ultima. Pam rimase senza fiato quando sentì il dolore esplodere dentro di lei. Un secondo pugno e la donna bianca indietreggiò barcollando. Monica sorrise, mentre un terzo colpo raggiungeva lo stomaco della donna bianca.
"È tutto qui quello che hai, stronza?" sfidò la bellezza d'ebano sferzando un nuovo colpo.
Pam si mise sulla difensiva, mentre il pugno della donna di colore le colpiva l'avambraccio, e appena fu a portata, il colpo di Pam raggiunse il ventre della donna di colore. Monica indietreggiò sorpresa, mentre si teneva la parte colpita.
"Ho appena iniziato, puttana!" rispose sorridendo la bellezza bianca.
Iniziarono ad incalzarsi prendendosi a pugni, ma non essendo pugili professioniste i loro movimento erano goffi.
Pamela colpì prontamente con un gancio sinistro contro addominali laterali di Monica. La donna di colore rispose lanciando un montante contro lo stomaco tonico di Pamela. La bellezza bianca grugnì per il dolore, ma rapidamente catturò la rivale con il braccio sinistro ed iniziò a colpire il corpo della donna. I loro corpi sbatterono insieme, con il seno pressato di lato mentre Monica rispondeva colpo su colpo fino a quando Monica colpì la donna di colore sul viso con il gomito per mettere distanza tra loro.
“Dai, troietta. Non volevi spaccarmi la faccia?” sogghignò la bellezza d’ebano
"Baciami il culo, negra!" replicò Pamela mentre le donne si scontravano di nuovo.
Pamela riuscì ad intrappolare nuovamente la rivale ed a colpire con due montanti nello stomaco di Monica. Ma questa volta la donna di colore mirò ad altro. Dopo due poderosi colpi contro il seno della giovane, Pamela liberò l’avversaria ansimando.
“Puttana!” ringhiò Pamela mentre si avventava contro la rivale.
La bellezza d’ebano cercò di sfruttare lo slancio della donna per sferrare un altro colpo alle tette di Pamela, ma la giovane parò il colpo, lanciando un forte contrattacco contro il seno di cioccolato. La donna gemette, ma non permise che un po’ di dolore le impedisse di colpire lo stomaco dell’avversaria. Pamela colpì la donna in pieno viso, dopo aver ricevuto un ulteriore colpo contro il suo seno. La bellezza d’ebano barcollò intontita, non riuscendo poi a parare il ginocchio di Pam che si andò a schiantare contro il suo stomaco. La bellezza d’ebano gemette, mentre una nuova ginocchiata la colpiva.
“Dai, puttana!” gridò Pam, mentre sferrava un nuovo colpo.
Ma Monica riuscì a riprendersi appena in tempo. Parò il colpo con le mani e spinse subito la gamba lontano. Pam si ritrovò fuori equilibrio e Monica riuscì a colpire duramente il ventre della giovane, che barcollò indietro. La bellezza d’ebano sorrise mentre colpiva il viso della donna con un pugno.
“Che stavi dicendo, cagna?” sibilò la donna di colore.
Questa volta fu il turno di Monica ad intrappolare la rivale. Afferrò con una mano i capelli di Pam e con l’altra colpì rapidamente il ventre della giovane. Invece di trovare un modo di scappare, Pamela si spinse in avanti e le due donne caddero a terra. Le donne rotolarono sul tappeto e continuarono a scambiarsi colpi una volta rimaste fianco a fianco, ma scoprirono rapidamente che non riuscivano a dare una sufficiente forza ai colpi da quella posizione. Cercarono subito quindi di portarsi sopra all’avversaria. Si scambiarono la prima posizione più e più volte, senza che nessuna delle due riuscì a rimanere in cima per più di qualche secondo, finché Pamela non usò le sue gambe per bloccare la rotazione, con lei sopra. Subito iniziò a far piovere pugni contro il corpo della donna di colore, che cercò di parare più colpi possibile mentre contrattaccava ogni volta, ma lo svantaggio di posizione influiva troppo su quello scambio di pugni. Pamela riuscì a rimanere in cima nonostante i contrattacchi della donna e prese a sbattere la testa di Monica contro il tappeto mentre la donna cercava di liberarsi. La donna di colore prese a spingere la testa della donna con le sue mani, cercando di costringere la donna ad alzarsi quel poco che le bastava per fare leva. La bellezza d’ebano vedeva l’odio negli occhi della giovane, mentre sorrideva maligna continuando sbattere la sua testa contro il tappeto. Monica decise quindi di afferrare il seno della giovane e di torcerlo senza pietà, e quando Pam guaì dal dolore lasciando andare la sua testa per afferrarsi il seno, riuscì a spingere di lato la donna. La bellezza bianca cadde con un tonfo, mentre Monica rotolava via per mettersi subito in ginocchio. Pam si tirò su velocemente, ringhiando per il dolore al suo perfetto seno. Entrambe ansimavano pesantemente mentre si avvinghiarono a vicenda, spingendo in avanti le mani per afferrare nuovamente i capelli dell’avversaria. Le mani si scontrarono a metà strada, e presto iniziarono a colpirsi a vicenda fino a quando non si afferrarono a vicenda. Iniziarono a spingere con tutta la forza rimasta in quella prova di forza. Le braccia vennero spinte ai lati e poi si abbassarono verso i fianchi, mentre i loro corpi erano premuti completamente. Le due donne digrignarono i denti mentre erano guancia a guancia, sentendo l’enorme seno avversario spingersi contro il proprio. I loro corpi tremarono mentre facevano del loro meglio per spingere l’altra donna indietro, cercando di non perdere la presa per via del sudore che si era creato nel corso del combattimento. Monica grugnì rumorosamente ma alla fine iniziò a costringere la rivale a tornare lentamente indietro mentre Pam gemette più forte, facendo del suo meglio per non sbattuta indietro. Dopo diversi minuti, Pam era quasi fuori equilibrio, e la donna di colore continuava a spingerla sempre di più. Monica grugnì quando sentì che improvvisamente stava perdendo terreno. Come con la loro prova di forza precedente, Pam stava recuperando, sforzandosi con tutte le sue forze. Alla fine le donne tornano alla posizione iniziale, sentendo il calore del corpo avversario.
“Andrai giù… puttana!” disse a denti stretti la donna di colore, mentre Pam grugniva.
Pian piano, la discesa del corpo della giovane riprese nuovamente. Monica digrignò i denti, togliendo ogni possibilità di recupero della rivale. Ma la sua sporadica vittoria in quel test di forza era un’arma a doppio taglio. Infatti, non appena Pamela si sentì sconfitta dalla forza nemica, spinse le braccia in fuori e mollò subito la presa. La sorpresa sul volto della bellezza d’ebano fu abbastanza per Pam, che avvolse le braccia al corpo della donna ed iniziò a stringere. Monica sentì l’aria uscirle dai polmoni. Il loro seno si pressò clamorosamente mentre Pam cercava di stritolare la rivale. Le donne caddero sul tappeto, con Monica in cima agonizzante. La bellezza bianca era riuscita ad intrappolare l’avversaria sfruttando lo slancio della donna mentre la spingeva indietro. Monica sentì un’incredibile pressione sulla schiena e sulle sue tette. Sentì le dita di Pamela stringersi dietro la sua colonna vertebrale mentre la rivale la tirava a sé, pressando i loro enormi seni insieme. Le sue braccia erano ancora ai suoi lati, voleva urlare ma la pressione improvvisa l’aveva lasciata senza fiato.
“Muori, troia!” sibilò sorridente la donna bianca mentre aumentava la pressione.
Monica boccheggiò ancora, prima di sentirsi tirata sul fianco. Capì subito cosa voleva fare l’avversaria, e doveva evitarlo a tutti i costi. Ripreso del prezioso fiato, avvolse anche lei le braccia nella schiena della giovane donna, iniziando poi a stringere. Mentre cadeva sul fianco, fece poi leva con le gambe per evitare che Pam salisse in cima. La bellezza bianca grugnì per lo sforzo, ma continuò a stringere senza pietà. Le due iniziarono a stringersi a vicenda, sentendo il loro seno quasi esplodere per la pressione. Gli occhi avidi delle due bellezze però caddero subito sulla lotta tra le loro tette. Avevano saggiato già la fermezza del seno avversario, sapendo per certo che il proprio seno era migliore, ma ora sentendo le tette della rivale contro le proprie, quella sicurezza era sfumata. Intrecciarono le gambe, e senza accorgersene iniziarono a rotolare, mentre stringevano senza sosta la rivale, cercando quasi di farla esplodere tra le loro braccia. I costumi bagnati di sudore si strofinarono assieme, mentre i loro corpi si davano battaglia senza sosta. Dopo alcuni minuti di questa prova di forza, il vantaggio sembrò andare verso la giovane, dato che Monica gettò la testa all’indietro mentre sentiva la presa stringersi ancora di più.
“Cazzo!” gemette la bellezza d’ebano.
Pam sorrise e continuò a stringere senza sosta. Sapeva che l’avrebbe spezzata continuando così. D’altronde lei era la migliore, e nessun altro. Aveva promesso di farla pagare a questa stronza, ed ora stava mantenendo la parola data. La rotazione si fermò dopo alcuni minuti, quando la stanchezza iniziò ad impossessarsi delle membra delle donne. Erano fianco a fianco, poco lontane dal tappetino su cui avevano iniziato a lottare. Potevano sentire la superficie fredda della palestra sulla loro pelle sudata. Erano così vicine che il loro respiro affannoso si mescolava prima di finire sul viso della donna davanti. Le due donne si guardarono negli occhi, scambiandosi veleno ed odio ad ogni sguardo. Perché non si è ancora arresa? Perché continua a lottare? Perchè? Ognuna si chiedeva le stesse cose. Monica sentì la presa della rivale bianca stringersi ancora, e si chiese per quando sarebbe potuta andare avanti così. Sapeva di star perdendo. Non voleva ammetterlo ma ora era lei a perdere. Doveva trovare un modo per uscire da quella situazione. Non importava come.
Monica guardò la donna bianca chiudere gli occhi per resistere alla nuova pressione, e sorrise.
“Ti arrendi... troia?” chiese la bellezza d’ebano.
Pam aprì subito gli occhi, pronta a rispondere, ma questo era ciò che la donna di colore voleva. Non appena la bellezza bianca aprì gli occhi, Monica le sputò sul viso. Pam venne colta di sorpresa, ed liberò una mano per togliersi subito il sudiciume sul suo viso. Come aveva osato? Ma solo quando la sua mano raggiunse i suoi occhi capì cosa aveva fatto. Monica usò tutta la sua forza per tirare su di peso la rivale, in modo che fosse in cima, e con lo slancio guadagnato la lanciò dall’altro lato. Pam si sentì tirare verso destra, per poi rotolare per pochi secondi prima di fermarsi. Le ci vollero due secondi prima di realizzare cosa fosse successo, secondi che Monica usò per allontanarsi. Pam la guardò con odio, mentre respirava da sdraiata.
“Brutta puttana… come hai osato sputarmi in faccia?!” gridò Pam furibonda ed ansimante.
“Almeno ora… sai che gusto ha… la perfezione” rispose sorridendo la donna di colore.
Pam sgranò gli occhi, incredula.
“Sono io la perfezione, negra di merda!” urlò la belleza bianca, caricando la rivale.
Monica vide la donna arrivarle incontro, con le mani in avanti. Non le avrebbe permesso di batterla. Caricò a sua volta e le due si scontrarono a metà strada. Le dita si intrecciarono di nuovo, ma questa volta la bellezza d’ebano si sentì spingere indietro. Lo slancio della giovane era troppo anche per lei e le due barcollarono fino a cadere, mollando la presa che avevano l’una sull’altra. Ma subito, le combattenti si misero in ginocchio, con Monica che cercò subito di colpire Pamela in pieno viso. Ma la bellezza bianca riuscì a tirare indietro la testa appena in tempo, evitando il colpo ed avendo una nuova finestra per colpire. E sapeva benissimo cosa fare. Sfruttando lo slancio della donna di colore, Pam afferrò subito il seno della donna rimasto sguarnito da ogni difesa. Monica sgranò gli occhi quando sentì le mani ferree della giovane sui suoi enormi globi.
“Saluta le tue borse cadenti, negra!” sorrise malignamente la donna bianca.
L’urlo acuto di Monica riempì la palestra. La bellezza bianca iniziò a scavare con le unghie nel costume dell’avversaria, torcendo poi i beni preziosi della donna di colore con un ghigno malvagio. Subito Monica afferrò le mani aguzzine e cercò di liberarsi, ma la presa di Pam era davvero ottima. Ad ogni torsione, la bellezza d’ebano urlava di dolore, cercando invano di liberare il suo prezioso seno sotto attacco.
“Uuuuuh, fa male? E questo? Eh?” scherzava Pam mentre sorrideva all’avversaria.
Le lacrime iniziarono subito ad uscire dagli occhi di Monica, il dolore era insopportabile. Ad ogni esplosione provocata dalle mani avversarie sembrava volessero strapparle le tette dal petto. In più, vedeva il viso raggiante della giovane donna che le stava infliggendo tutto questo. Lei sorrideva vittoriosa mentre le procurava un incredibile dolore.
“Nooooooo!” urlò agonizzante la donna di colore.
Il dolore doveva essere insopportabile. Pam lo sapeva. Per questo non avrebbe smesso di stringere e torcere quelle immense tette cioccolato, strette in quel costume verde. Avrebbe continuato a guardare la donna avversaria contorcersi. Avrebbe continuato ad infliggerle un dolore atroce. Avrebbe continuato fino alla sua vittoria. Il suo sorriso si allargò dopo il gemito agonizzante della bellezza d’ebano. Era estasiata da ciò che sentiva, da ciò che vedeva. Ma la lussuria ha sempre un prezzo.
Il dolore che esplodeva dal suo petto era incredibile, ma Monica non avrebbe permesso a quella troia di vincere in questo modo.
“Vuoi giocare? Allora giochiamo!” pensò la bellezza d’ebano mentre ricambiava il favore alla rivale.
Il viso della donna bianca mutò drasticamente. Prima divenne sorpresa quando vide lo sguardo divenuto serio tra le lacrime, e poi divenne una maschera di dolore quando sentì le mani della donna afferrarle il seno e iniziare a stringerlo, proprio come lei stava facendo. Pam guaì di colpo, sentendo ciò che stava facendo subire all’avversaria ma sulla sua pelle. Iniziò quindi una nuova battaglia, simile ad una guerra di logoramento. Le due donne gemevano e grugnivano ad ogni strattone, ad ogni torsione o ad ogni spinta che l’altra donna infliggeva al loro seno. Ora con le sue tette in trappola, gli attacchi di Pam si sono affievoliti di intensità, mentre quelli della donna di colore crebbero di forza. Nonostante tutti i danni subiti dalla controparte, la donna bianca sentì di aver perso anche quel vantaggio che pensava di avere. Era difficile da ammetterlo, ma la lotta non stava prendendo la piega desiderata. La donna bianca chiuse gli occhi dopo l’ultimo strattone, non potendo nascondere il dolore che l’attanagliava.
“Fa male… vero? Eh… puttana?” sibilò tra i grugniti ed i gemiti la bellezza d’ebano.
Pam rispose solo con uno sguardo di puro odio, prima di torcere a sua volta il seno della donna. Ma la bellezza d’ebano ne aveva abbastanza di tutto quello, così cambiò bersaglio. E non andò troppo lontano. La bocca della donna bianca si spalancò mentre lei urlava ancora. Monica prese a pizzicare con la mano destra il capezzolo sinistro della rivale, facendole gettare la testa indietro per il dolore. Non ci volle molto prima che anche Pamela imitò l’avversaria, che guaì di nuovo.
La lotta era un botta e risposta degli stessi colpi. Se una stringeva, l’altra rispondeva allo stesso modo, se una torceva, avrebbe potuto sentire il proprio capezzolo girarsi nelle dita della rivale. I costumi continuavano a stridere mentre venivano girati insieme al capezzolo. Dalla silenziosa palestra ora provenivano urla gutturali di due donne in lotta per il predominio.
“Caaaaazzoooooooooo!” urlò agonizzante Pam, incapace di sopportare altro dolore.
La giovane donna iniziò a piangere copiosamente mentre sentiva il suo seno bruciare. L’altra donna sentiva lo stesso dolore, eppure sembrava avere più resistenza di lei. Quella troia di colore. Quella negra. Che fosse meglio di lei? No, non poteva essere. Non doveva essere così. La bellezza bianca guardò la rivale di colore contorcersi dal dolore ma non demordere nella loro battaglia. La guardò con odio mentre sentiva di nuovo il dolore nel suo seno, ma ricambiò il favore, facendola urlare.
Entrambe le donne stavano raggiungendo il limite, ma nessuna delle due voleva arrendersi. Pamela doveva trovare un modo per ribaltare di nuovo la situazione, o sentiva che avrebbe perso. Agì d’istinto, e tirò il seno della donna nera di lato, mentre Monica faceva lo stesso, forse spinta dalle stesse emozioni della battaglia. Ad un certo punto, entrambe sentirono la presa sui seni dell’altra donna scomparire miracolosamente, seguito poi da un’improvviso freddo sui loro capezzoli ed un rumore secco. In mutuo silenzio, le due donne guardarono subito ciò che era rimasto nelle loro mani. Brandelli di pelle verde e gialla giaceva inermi tra le loro dita e per terra, mentre i seni di entrambe le donne erano liberi da ogni costrizione. I costumi si erano strappati per via della troppa pressione esercitata sul tessuto, ed alla fine avevano ceduto. Il costume giallo di Pamela aveva due enormi buchi all’altezza del petto, che si estendeva fino all’ombelico, mentre il costume verde di Monica si era strappato fino alla spallina sinistra, che ormai era nuda insieme al resto del suo seno. Le due donne si guardarono sorprese, prima di tornare ad odiarsi senza ritegno.
“Brutta negra!” urlò Pamela.
Ma Monica sorrise semplicemente, prima di spingere in avanti la testa. Il colpo fu tremendo, e la bellezza bianca cadde sul fianco, stringendosi il naso.
Pamela sentì solo un movimento veloce, e si mise subito sulla difensiva, con le lacrime agli occhi, ma ciò che vide la sorprese. Monica si era alzata ed era corsa via.
“Puttana!” urlò la bellezza bianca usando tutto il fiato che aveva.
Monica si fermò sullo stipite della porta, girandosi sorridendo.
“Vienimi a prendere”
La donna bianca non credette alle sue orecchie. Cos’era, un gioco? Pam la guardò allibita mentre la donna di colore spariva dietro la porta. Cosa stava succedendo? Perché stava scappando?
“No. La negra ha in mente qualcosa” disse la bellezza bianca mentre si rialzava.
Ansimando, raggiunse la porta e prese a cercare la donna per i corridoi. Il suo culo danzava ad ogni passo. Di tanto in tanto, entrava in qualche aula con circospezione. Sapeva che quella puttana avrebbe potuto saltare fuori all’improvviso da ogni parte. Ma per quanto correva, per quanto entrasse nelle varie aule, non riusciva a trovarla.
“Dove diavolo sei?!” urlò a squarciagola nei corridoi silenziosi.
Ma alla sua domanda non sopraggiunse nessuna risposta. Pam riprese la ricerca, questa volta incurante di ogni precauzione. Apriva le porte con forza, prima di richiudere con un ringhio. Continuò per dieci minuti, spostandosi fino all’ala est della scuola, dalla parte opposta rispetto alla palestra. Ma la ricerca terminò finalmente quando la donna bianca entrò con forza in un’aula comune, uguale a tutte le altre. L’unica differenza fu che una volta dentro, si ritrovò spinta verso l’interno. Inciampò fino ad appoggiarsi alla cattedra, ma prima ancora di girarsi, sentì la presa ferrea della bellezza d’ebano afferrarle i capelli e tirarla di lato. Pam fu in balia di quell’impeto di forza, andando a sbattere contro la lavagna. Nonostante il costume, sentì perfettamente la superficie fredda davanti, mentre il corpo caldo della sua rivale si appoggiava alla sua schiena. Sentì l’enorme seno pressarsi contro la sua schiena, insieme al respiro caldo dell’avversaria sul suo collo. Anche se non la vedeva, sapeva che stava sorridendo. E lo odiava.
“Lasciami!” urlò Pam.
Ma Monica non si mosse di un millimetro.
“Certo. Ma prima, devi arrenderti”
“Mai!” rispose Pam.
La bellezza bianca cercò di muoversi, ma il corpo della donna di colore le impediva la maggior parte dei movimento. Poteva solo muovere il bacino. E la donna bianca capì che avrebbe potuto usare il suo vanto come arma. Appena fu sicura di aver fatto focalizzare l’attenzione della rivale sulla parte superiore del suo corpo, spinse il suo culo in fuori con tutte le forze. Sentì il grugnito della donna di colore mentre veniva sbalzata indietro quel poco che bastava per permettere a Pam di voltarsi. I loro occhi si incontrarono di nuovo, bruciando di odio. Monica sorrise, prima di sputare sul viso della rivale.
“Pezza di merda!” sibilò Pam.
La bellezza bianca si lanciò subito contro l’avversaria, e le due caddero a terra. Le due donne presero a rotolare avanti ed indietro, sbattendo le gambe e prendendosi a pugni o schiaffi fuoriosamente. Si aggrapparono l’una all’altra, tirandosi per i capelli senza pensare al difendersi. Ad ogni punto, le donne grugnivano dal dolore, rallentando il ritmo dopo pochi minuti. Monica graffiò la guancia di Pam mentre la bellezza bianca iniziò a prenderla a pugni sulle costole, mentre le loro gambe erano strettamente avvolte insieme. Una subdola ginocchiata prese alla sprovvista Pam, che sentì un improvviso dolore nel basso ventre. La donna di colore liberò la presa con la rivale che rimase a bocca aperta mentre stringeva la parte colpita. La bellezza d’ebano guardò compiaciuta dall’alto ciò che aveva fatto, mentre Pam la guardava con un odio profondo. Ma Monica non aveva ancora finito. Con un sorriso malvagio, afferrò per i capelli la donna bianca e la fece alzare. Pam fu obbligata a fare ciò che voleva, dato che il dolore che sentiva era incredibilmente doloroso. E quando fu finalmente in piedi, Monica le sferrò un calcio allo stomaco che la fece piegare in due.
“Ti arrendi?!” urlò la bellezza d’ebano mentre la tirava su e ripeteva il processo. “Ti arrendi, troia?!”
Ma Pam continuava a subire senza dire nulla. Ogni colpo era un gemito di dolore, ma non una parola. I colpi si susseguirono per diversi minuti, fino a quando Pam non sputò del sangue dopo l’ultimo colpo. Monica si fermò, ansimando per i continui colpi. Non riusciva a piegare quella stronza. Possibile che Pamela volesse vincere così tanto? Desiderava vincere più di lei? No, non era possibile. Non doveva essere possibile. Monica alzò ancora una volta la rivale, ormai singhiozzante ma ancora pronta a subire altri colpi. L’afferrò per le spalle e la spinse contro il banco dietro di lei. La bellezza bianca rovinò a terra, portandosi dietro il banco contro cui aveva battuto. Il dolore era insopportabile, ma nonostante questo, Monica non sentì nessuna parola di resa.
La bellezza d’ebano ansimava mentre guardava la rivale a terra, mentre gemeva dal dolore. Ma trasalì quando vide i suoi occhi. La donna bianca guardò la rivale con qualcosa che superava l’odio covato fino ad ora. Era qualcosa di più profondo. E Monica si sentì quasi impaurita.
La lasciò lì. Pam vide la rivale di colore abbandonare l’aula e allontanarsi. Onestamente non capì se l’aveva risparmiata o cosa, ma si maledisse quando sentì quell’improvviso sollievo nel capire che non l’avrebbe più colpita per il momento. Si girò sulla schiena, grugnendo per una fitta al fianco, e rimase lì fino a quando il suo respiro non tornò normale. Aveva perso? No, non si era arresa. Aveva vinto? No, Monica non era scappata sicuramente. Quella era solo una pausa. Una pausa prima della fine della loro lotta. E quella pausa era appena finita. Con meno sforzo di quanto si fosse aspettata, Pamela si alzò da terra, ed uscì dall’aula. E dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, un rumore lontano catturò la sua attenzione. La battaglia non era finita.
Monica raggiunse la sua agoniata meta. Aveva abbandonato da pochi minuti la sua rivale in quell’aula, ed ora sentiva di aver bisogno di riposo. Mentre picchiava quella stronza, non sentiva più la felicità nel sentire la sua superiorità schiacciare quella della sua avversaria. Aveva bisogno di qualcos’altro, ma cosa? L’acqua calda della doccia l’accolse con il suo meraviglioso abbraccio. Si era svestita negli spogliatoi femminili, ed aveva raggiunto le docce per riposare il suo corpo. Mentre l’acqua le scorreva addosso, tastò con le mani i vari lividi sul suo corpo. La rivale le aveva inferto parecchi danni, ma al tatto non facevano così tanto male. Il rumore della doccia non riuscì a nascondere quello della porta degli spogliatoi che si chiudeva. Monica alzò lo sguardo dal suo corpo. Era arrivata. E dopo pochi minuti, il corpo nudo di Pamela fece capolino dall’angolo cieco delle docce. Le due si fissarono intensamente, spostando poi lo sguardo sul corpo della donna davanti senza più preoccuparsi di essere viste dalla controparte. Monica notò che anche il corpo di Pam presentava diversi lividi, mentre la bellezza bianca apriva la doccia a fianco la sua. Le due rimasero in silenzio, mentre l’acqua scaldava i loro corpi.
“Non hai vinto” sibilò la bellezza bianca dopo un tempo interminabile.
La donna di colore la guardò contrariata.
“Non ero io quella a terra, sconfitta”
“Non. Hai. Vinto!” ripeté la giovane, scandendo le parole.
Pamela si era voltata verso la donna di colore con sguardo arrabbiato. Era davvero convinta di ciò, lei non si era arresa all’avversaria. Non aveva ancora perso.
“Invece sì, troia. Ti ho distrutto!” sibilò la bellezza d’ebano mentre si voltava verso la rivale.
Erano a pochi centimetri l’una dall’altra, i loro seni minacciosi che si sfioravano ad ogni respiro. Per la prima volta, le donne videro ciò che più le dava fastidio sotto occhi diversi. Le tette dell’altra donna era finalmente libere da ogni restrizione, nude e perfette, bagnate dall’acqua che si infrangeva su di loro. I lunghi e turgidi capezzoli sporgevano minacciosi dalle perfette e rotonde areole, Entrambe le donne provarono una certa invidia quando non trovarono nessuna differenza visiva sul loro orgoglio. Erano semplicemente identiche, con l’unica differenza del colore della pelle. Come poteva essere possibile che fossero così uguali? Era lo stesso pensiero per entrambe le donne. Entrambe pensavano di essere migliori dell’altra, sapevano di essere migliori dell’altra.
“Vedo che qualcuno si è rifatta…” sibilò la bellezza bianca.
Pamela non poteva pensare che quella donna potesse avere il seno grande e perfetto come il suo. Doveva per forza essere falso. Ma Monica non era della stessa idea.
“Falso? Puttana, questa è tutta natura!” rispose Monica sollevando il seno con le mani “Sei solo gelosa!”
La donna bianca aprì la bocca, infastidita.
“Gelosa? Di quelle? Ho già delle tette migliori, negra!” disse Pam, alzando anch’essa il suo seno.
“Migliore, bah! Quelle cose flaccide non sono migliore delle mie tette perfette”
“Allora perché non lo dimostri, troia?” sibilò Pam.
Monica rimase in silenzio, così come la donna bianca. Fino a poco prima, stavano combattendo, prendendosi a schiaffi, a pugni ed a calci, senza ad arrivare alla conclusione. Ed ora, una nuova sfida era stata lanciata, dove si sarebbe finalmente dimostrato chi aveva il seno migliore e chi fosse infine la donna migliore. Avrebbero messo in lotta il loro orgoglioso seno per dimostrare quanto fossero superiori rispetto alla controparte… ed avrebbero vinto.
“Con vero piacere, troia!” rispose Monica.
In pochi secondi, e avrebbero combattuto l’ultima battaglia.
I loro volti non tradivano nessuna emozione, ed in mutuo silenzio le donne spinsero insieme il loro seno.
Monica sospirò mentre sentiva le sue tette incontrarsi con il seno di Pam. Sentì la fermezza dei globi della giovane fermare subito l’avanzata delle sue tette. La bellezza bianca invece spinse subito il proprio seno in avanti, facendo indietreggiare di un passo la donna di colore, per dimostrare di non pensare a nulla se non alla sua vittoria.
“Sarò io a vincere, negra” sibilò Pamela spingendo ancora il suo seno in avanti.
“Oh?” chiese sorprese Monica “Staremo a vedere!”
La bellezza d’ebano si sporse in avanti, ed i loro seni si incontrarono al centro del movimento. Entrambe le coppie di tette si spostarono verso i lati, senza un chiaro segnale di superiorità da parte di una coppia. Pam ringhiò e spinse in avanti, ed ancora una volta la loro carne divenne una sola, prima di suddividersi in quattro seni perfetti.
La donna bianca decise di cambiare l'intensità della lotta, chiudendo le sue braccia dietro la schiena dell’avversaria, grugnendo per lo sforzo di afferrarsi le mani data la distanza. Spinse le sue tette in avanti, spingendo i capezzoli di cioccolato contro quelli rosa della donna. Pam boccheggiò per pochi secondi quando sentì il contatto elettrico dei capezzoli, ma tornò subito in partita ed abbracciò la donna di colore a sua volta, cercando di premere sulle braccia della rivale in maniera tale da smuovere il seno d’ebano per evitare che i capezzoli rivali continuassero a pugnalarle la carne, e scoprendo anche lei quanto fosse difficile arrivare a toccarsi le mani.
Ma Monica aveva altri piani. Appena sentì la pressione sulle sue braccia, si abbassò quel poco per far sì che la giovane donna sentisse di aver interrotto il suo attacco, prima di spingere con le sue sensuali gambe verso l’alto. La mossa improvvisa costrinse la bellezza bianca ad alzarsi in punta di piedi, grugnendo per la sorpresa quanto per la sensazione dei capezzoli avversarsi perforarle le areole.
“Merda!” gemette la donna bianca.
La bellezza d’ebano sorrise di gusto. Stava già dimostrando come sarebbe andata a finire la loro lotta.
“Che c’è, cagna? Senti per caso i miei capezzoli attraversare la carne delle tue flaccide tette?” sibilò velenosa la donna di colore, pugnalando ancora una volta con i suoi capezzoli.
Pam gemette, ma riprese ad attaccare mordendosi il labbro inferiore. Le due donne continuarono a stringere ed allentare la loro presa per continuare a spingere in avanti le loro incredibile sfere, con Pamela che provava a spingere su e giù con le tette, evitando il contatto continuo con i capezzoli avversari e nel frattempo cercare di spostare il seno avversario.
Il gemito arrivò da entrambe, ma solo una aveva subito il maggior danno dopo l’ultima collisione. La bellezza bianca non era più in punta di piedi e Monica era leggermente piegata in avanti, permettendo alla giovane donna di utilizzare la sua forza per spremere maggiormente, piegandosi di volta in volta per far gemere la rivale. Quando Pamela riuscì a spostare le sue tette sopra ai globi della donna di colore, Monica abbandonò la presa e spinse via l’avversaria.
“Dove scappi, troia? Hai già finito?” sibilò la giovane donna mentre si dirigeva verso la rivale per intrappolarla di nuovo.
Ma Monica si abbassò leggermente prima di rialzarsi di colpo, facendo volare il suo seno contro la parte inferiore delle tette della bellezza bianca. Pam si bloccò sul posto, colta alla sprovvista del duro colpo, non riuscendo poi ad evitare il secondo colpo. Successivamente, la donna di colore afferrò gli avambracci della donna ed iniziò a colpire con veemenza il seno avversario, spostando le spalle in maniera che il suo seno colpiva le tette avversarie dai lati. La bellezza bianca gemette qualche volta prima di rispondere ai colpi, intercettandoli con le proprie tette. Iniziarono a scambiarsi diversi colpi. Destra, sinistra, destra, sinistra. Poi, senza preavviso, il colpo di Monica andò a vuoto poiché la rivale si allontanò velocemente quel che bastava per evitare il colpo, prima di sferrare un colpo diretto alla metà inferiore delle tette della donna di colore. Monica grugnì, rispondendo al fuoco sbattendo in avanti le tette. Pam gemette mentre vedeva le tette di cioccolato spingere le sue. E prima che potesse reagire, la bellezza d’ebano si avvicinò al fianco della rivale, sbattendo di nuovo il suo seno contro quello della giovane. Monica mantenne le sue tette in contatto con i globi bianchi, sentendo la sua carne rotolare e strofinarsi contro quella dell’avversaria. Quando Pam spinse in avanti, i loro seni rimbalzarono tra loro. Monica cercò di far scivolare le sue tette sotto quelle della donna bianca, ma Pam si sollevò in punta di piedi prima di scendere di nuovo, bloccando la rivale. Monica grugnì mentre tornava alla carica, spingendo in avanti le tette. Un nuovo schiaffo riempì le loro orecchie, mentre le loro tette si incontravano a metà strada. Iniziarono ad incalzarsi, spingendo in avanti, aumentando la forza ad ogni colpo. Avrebbero continuato così se i piedi di una donna non scivolarono, facendo perdere l’equilibrio alla sfortunata. Monica vide lo spavento negli occhi della giovane insegnante mentre si sentiva scivolare e vedeva il sorriso sul viso della donna di colore. Le tette d’ebano vennero spinte in avanti senza pietà, incontrando la loro controparte color panna. Pamela continuò ad indietreggiare per non cadere, mentre le sue tette entravano in contatto con quelle di Monica. Con un ruggito, Monica spinse in avanti il suo seno, mentre la superficie fredda del muro piastrellato raggelò la schiena della giovane donna. Pamela gemette rumorosamente mentre il suo seno fuoriusciva ai lati mentre il seno della bellezza d’ebano scavava nella sua carne.
La donna di colore non lasciò respiro alla rivale, sollevando il seno e facendolo cadere sulle tette indifese della bellezza bianca, sporgendosi poi verso l’orecchio della donna.
“Sentì come le mie tette stanno piegando le tue?” sussurrò dolcemente Monica, mentre la donna bianca gemette di nuovo.
Le tette di Monica iniziarono a guadagnare sempre più spazio tra le due donne mentre continuava a strofinare i suoi meloni contro le angurie della donna bianca, pugnalando con i suoi capezzoli nella parte più carnosa dei grandi globi della rivale. Pam guaì mentre sentiva i capezzoli di cioccolato penetrare di nuovo nella sua carne. Aveva bisogno di liberarsi dall’aggressore. Rapidamente, Pamela usò il piede per spingersi via. Con un grugnito, Monica indietreggiò di qualche passo, abbastanza per permettere a Pamela di colpire la parte inferiore della donna che fino a poco prima la stava distruggendo. Fu il turno di Monica a gemere, prima di guaire per il successivo colpo. L’insegnante più giovane decise di saltare contro la rivale, facendo schiantare il suo seno contro la parte superiore delle tette della bellezza d’ebano. Pam spinse l’avversaria al centro delle docce, dove Monica scivolò in ginocchio. Le due donne rimasero in silenzio, ansimando. Pamela guardò dall’alto in basso la rivale.
“Non è ancora finita” sibilò Monica, rialzandosi.
Le due donne si guardarono con odio, aspettando la mossa dell’altra. Poi la bellezza d’ebano sorrise, ed alzò un braccio sopra la sua testa. La sfida era chiara. La donna bianca sorrise, mentre accettava la sfida. Con le mani serrate insieme sopra le loro teste, la battaglia tra le tette riprese di nuovo. Pamela non riuscì a reprimere un gemito quando i suoi seni vennero pugnalati nuovamente dai capezzoli della donna di colore. Quando la loro carne si unì completamente, le donne erano ancora più vicine di prima, segno che entrambe le coppie di seni stavano iniziando a perdere la loro fermezza. Entrambe le donne iniziarono a colpire con piccoli colpi, quello che permetteva la loro distanza ravvicinata, gemendo e grugnendo.
“Arrenditi… negra…” disse tra i respiri la donna bianca.
“Prima… tu… cagna” rispose la donna di colore.
Insieme, fecero scendere le braccia lungo i fianchi, continuando a spingere in avanti le loro tette. Poi, mollarono la presa per afferrarsi nuovamente, trovando meno difficoltà nel chiudere le mani dietro la schiena dell’insegnante rivale. Monica prese subito a spingere i suoi capezzoli nella carne della giovane donna, ma questa volta incontrò la loro controparte ad ogni colpo. I capezzoli color cioccolato vennero spinti contro i capezzoli rosa, ed entrambe le coppie si piegarono tra loro, senza prevalere. Le due donne presero a strofinarli insieme, avanti ed indietro, grugnendo e gemendo dopo pochi secondi.
E dopo qualche minuto cambiarono strategia. Pamela iniziò a pugnalare le areole dell’avversaria, mentre la bellezza d’ebano scelse di colpire la carne delle tette pallide. I gemiti ed i grugniti fuoriuscivano ad ogni colpo, non permettendo alle due donne di capire chi stava prendendo il sopravvento. Di volta in volta, le donne gettavano uno sguardo verso il basso, scoprendo a malincuore di non vedere nessun vantaggio visivo. Una spinta poderosa di Pam fece gemere rumorosamente la donna di colore, mentre sentiva i capezzoli rosa penetrare ancora più in profondità nelle sue areole.
“Nooooo” gemette Monica, mentre Pam sorrideva.
“Fa male, vero?” sibilò la giovane insegnante, spingendo nuovamente in avanti.
La bellezza d’ebano gemette di nuovo, prima di spingere prepotentemente il seno in avanti, sbalzando indietro la giovane donna. Le due combattenti si separarono di nuovo, grugnendo.
Monica si lanciò subito all’attacco, spingendo il seno in avanti con forza. Pamela gemette ma rispose quasi subito, imitando la mossa della rivale. Iniziarono a caricarsi a vicenda, cercando di sferrare qualche colpo di tanto in tanto.
“Arrenditi, cagna!” ringhiò la bellezza d’ebano.
“Mai!” rispose secca la donna bianca.
Iniziarono ad oscillare i loro globi gli uni contro gli altri, scontrandosi in colpi dolorosi. Le tette continuavano a mutare la loro forma mentre si schiacciavano contro la loro controparte, prima di ritornare alla loro forma originale.
Le loro tette si schiantavano a ritmo, mentre l’acqua delle docce continuava a bagnarle. Ogni colpo faceva schizzare delle piccole gocce d’acqua, accompagnate dai gemiti delle donne. Sbatterono e strofinarono le loro tette per diversi minuti fino a quando Monica non decise di finirla. Vide arrivare il colpo, e si preparò a resistere all’assalto. Sentì il seno pallido infrangersi contro i suoi, ed aspettò il momento giusto per pugnalare la carne della donna bianca. Pam fece una “O” con la bocca quando sentì i capezzoli cioccolato penetrare nella sua carne.
“È ora di finirla” sibilò Monica, pugnalando ancora.
Le docce si riempirono subito dai gemiti della bellezza bianca, che subiva impotente l’assalto dell’avversaria. I capezzoli della donna di colore scomparivano nella sua carne, facendole esplodere un incredibile dolore nel petto. Le lacrime iniziarono presto a scendere.
“Che succede, puttana? Hai capito che sono meglio di te?” sorrise Monica maliziosamente.
La donna bianca sentì crollare il mondo addosso. Meglio di lei. Era davvero così? Quella donna era davvero migliore di lei? No, non poteva essere. Non poteva accettarlo. Sapeva che Monica aveva iniziato a colpirla con i capezzoli perché prima l’avevano ferita, ma ora era diverso. Avrebbe combattuto.
“No…” iniziò Pam “ma ho intenzione di dimostrarti chi è la migliore!”
Incontrò il seno di cioccolato con il suo nel mezzo del movimento della rivale. Le tette si incontrarono, gonfiarsi ai lati, ma la vera lotta era al centro di tutta quella carne. Le due paia di capezzoli si scontrarono al centro, cercando di piegare la controparte senza riuscirci. Monica grugnì sorpresa.
“Merda!” gemette Monica quando Pam iniziò ad assaltarla.
Colpì velocemente con i capezzoli, e la donna di colore fu obbligata a muoversi di lato per limitare i danni, prima di avanzare con la gamba sinistra. Ma la bellezza bianca oscillò le spalle verso destra, colpendo il capezzolo sinistro di Monica con il suo capezzolo destro. La donna di colore grugnì mentre Pam indietreggiava. Ma la bellezza d’ebano colmò subito il divario, oscillando le sue tette verso sinistra. La donna bianca gemette, ma riuscì comunque a spingersi in avanti, colpendo il capezzolo sinistro della donna di colore con il proprio, ottenendo un guaito dalla bellezza d’ebano mentre sentiva i suoi capezzoli venire speronati di nuovo.
“Cazzo!” sibilò Monica mentre il capezzolo di Pam penetrava nella sua areola.
La donna bianca colpì velocemente, continuando a raschiare i suoi capezzoli nella carne di Monica. Per un secondo, la donna di colore aveva visto il suo capezzolo piegarsi leggermente. Monica grugnì ed indietreggiò, e quando la donna bianca fece un passo in avanti per seguirla, la donna di colore spinse inaspettatamente in avanti. Pam gemette mentre i capezzoli della rivale penetravano nella carne, scuotendo le tette pallide. Le braccia di Monica salirono fino alle spalle della giovane insegnante, prima di iniziare a roteare le spalle. Pamela gemette, cercando di allontanarsi, quando sentì i capezzoli della donna di colore penetrare più profondamente dentro di lei. Ma la bellezza d’ebano non era della stessa idea, e continuò a macinare il suo seno in avanti, seguendo la rivale, prima che la giovane riuscisse a scappare.
“Cosa c’è? Non volevi dimostrarmi di essere meglio di me?” chiese Monica quando la giovane le sfuggì dalle mani.
“E lo farò! Prima batterò i tuoi capezzoli, poi le tue grasse tette!” rispose urlando Pamela.
Monica grugnì divertita mentre faceva un passo in avanti, spingendo i suoi meloni verso quelli dell’avversaria. La bellezza bianca scivolò di lato, ed i capezzoli di cioccolato speronarono il lato della rivale. I quattro seni vennero scossi dall’impatto, facendo sorridere Monica.
Subito, Pamela fece scivolare indietro il suo seno e guardò soddisfatta quando il sorriso della donna di colore svanì mentre raschiava le areole dell’avversaria con i suoi capezzoli. Monica gemette a disagio quando la giovane donna pugnalò ancora una volta, spingendo in avanti i suoi capezzoli.
“Visto? Sono io... ahhhh!” gemette la giovane.
Mentre la donna bianca si preparò a spingere i suoi capezzoli contro quelli della rivale, la bellezza d’ebano sbatté le tette in avanti. Le loro tette si incontrarono perfettamente, ed i loro capezzoli si strofinarono intensamente prima di seppellirsi nelle areole dell’altra donna. Entrambe gemettero, ma Monica riuscì ad alzarle le braccia e rimetterle attorno alle spalle della donna, che imitò subito la rivale. La bellezza d’ebano iniziò subito a far scivolare i suoi seni sulle enormi sfere bianche, mentre i loro capezzoli continuavano a duellare.
“Basta che ti arrendi, e tutto sarà finito” sussurrò la donna di colore.
Mentre le loro tette si spostavano lentamente avanti ed indietro, le mani di Pamela si serrarono improvvisamente sulle spalle di Monica. La donna di colore rimase a bocca aperta, facendo un passo indietro, ma Pam riuscì a trattenerla, sfruttando anche lo spazio che si andò a creare tra i loro corpi. Non appena il movimento della donna più anziana si arrestò, Pamela spinse entrambi i suoi capezzoli nelle areole dell’avversaria. La carne nera si agitò leggermente mentre Monica guaiva, indebolendo la stretta sulla giovane che riuscì a liberarsi di nuovo.
“Brutta troia!” sibilò la donna nera mentre un secondo colpo la fece sussultare.
Monica riprovò ad intrappolare la giovane donna, cercando di afferrarle le spalle, ma la bellezza bianca scivolò via di lato, prima di tornare ed attaccare verso l’alto. Il capezzolo sinistro della ragazza si seppellì nel seno di Monica, mentre il capezzolo destro colpì direttamente la controparte scura. Entrambe trasalirono ma il gemito della donna di colore indicò che aveva ricevuto un duro colpo. Pam sorrideva, mentre spingeva di nuovo le sue meravigliose tette in avanti, pugnalando il seno destro della donna di colore.
“Cosa ne dici, troia?” sibilò la donna bianca, sorridendo.
“Ti distruggo” minacciò la rivale.
Pam grugnì e si spinse di nuovo avanti, allineando i suoi capezzoli rosa con quelli scuri di Monica. La donna di colore combatté, ma la lotta era dura per entrambe. Le due donne poterono sentire i loro muscoli delle gambe irrigidirsi, mentre continuavano a spingere in avanti ed indietro.
“Qual è il problema, negra?” sorrise la bellezza bianca “Pensavi di avere i capezzoli migliori?”
“No” rispose semplicemente Monica, sbattendo in avanti il seno. Entrambi i suoi capezzoli colpirono appena sotto quelli rivali, facendo gemere la giovane donna “Lo sono davvero!”
La sorpresa sul volto della donna bianca permise alla bellezza d’ebano di avvolgere la rivale all’altezza dei bicipiti, intrappolando le braccia della bellezza bianca, mentre speronava i capezzoli di cioccolato nella carne della donna.
“Non puoi competere con me!” disse Monica, spingendo in avanti le sue tette.
Pam gemette mentre sentì le sue tette appiattirsi leggermente. La giovane cercò di liberarsi con tutte le sue forze, e il sorriso che aveva la donna di colore svanì quando dovette resistere alla forza crescente dell’avversaria. Anche mentre continuava a lottare per mantenere intrappolata la rivale, Monica spingeva avanti le sue enormi tette, continuando a far sussultare la giovane insegnante.
Pamela si ritrasse con violenza, prendendo Monica alla sprovvista e riuscendo a scappare. La donna di colore grugnì quando sentì la sua presa vacillare ed il corpo bagnato dall’acqua e dal sudore della donna uscire dalla sua presa. La bellezza bianca si lanciò subito contro la donna di colore, colpendo direttamente il seno d’ebano e facendo gemere la rivale ancora una volta. Un ulteriore colpo fece indietreggiare Monica, che grugnì mentre i capezzoli rosa invadevano le sue areole.
Entrambe le coppie di tette tremarono all’impatto, ma Monica ignorò il dolore per intrappolare la giovane donna. Sapeva che così avrebbe finalmente vinto.
“Forza! Capezzolo a capezzolo! Vediamo una volta per tutto chi ha i capezzoli migliori” sfidò la bellezza d’ebano.
“I miei capezzoli piegheranno i tuoi!” sibilò la giovane donna con socchiudendo gli occhi.
Non c’era alcuna prova visiva della lotta ora, data la mancanza di spazio tra i loro seni mentre le due donne iniziarono a duellare con i capezzoli. Entrambe grugnivano e gemevano incessantemente, mentre sentivano le loro armi continuare a speronarsi a vicenda senza pietà. Un colpo secco fece impallidire Monica, che sentì qualcosa di diverso dopo diversi minuti. Sentiva una sensazione diversa. I suoi capezzoli turgidi ora stavano perdendo terreno. Ogni volta che i capezzoli di cioccolato incontravano la controparte rosa, ogni volta che i capezzoli della giovane donna si strofinavano contro i suoi, sentiva che la resistenza delle sue armi calava sempre di più. Pian piano, i suoi capezzoli iniziarono a venire spostati di lato mentre macinavano i loro seni insieme, o spinti indietro quando spingevano in avanti. Monica fece del suo meglio per controllare il dolore ed il disagio, spostandosi da un lato all’latro per combattere contro il devastante seno di Pamela. Ma alla fine, le mani scesero lungo i fianchi quando sentì i suoi capezzoli venire spinti totalmente indietro nella sua carne.
“Nooo…” disse debolmente la donna di colore.
Pam sorrise mentre sentì la presa della rivale indebolirsi, così allontano il seno da quello della donna di colore, lasciando che i loro meloni ripresero la loro forma, prima di sbattere le sue tette in avanti. Monica gemette dal dolore quando l’impatto scosse il suo seno, afferrando i gomiti della giovane donna per non cadere all’indietro. Pamela sorrise maligna, facendo oscillare il suo seno a sinistra ed a destra, e presto le mani di Monica scesero a penzoloni. Pam sollevo la donna e la spinse via.
“Ho distrutto i tuoi capezzoli da negra, troia di colore” sorrise vittoriosa la donna “Sono meglio di te!”
“No…” sussurrò Monica.
Sapeva di aver perso. Aveva perso la lotta tra capezzoli. Aveva pensato di vincere grazie ai suoi magnifici e turgidi capezzoli, ma ora erano stati battuti. Aveva perso… quella battaglia.
“Cosa? Ho chiaramente vinto io! Sono io la migliore”
“No!” urlò la bellezza d’ebano.
Monica si precipitò contro la donna bianca, spingendo il suo seno con violenza. Il colpo fece indietreggiare la giovane donna, che rimase perplessa per alcuni secondi prima di capire cosa era appena successo, scambiando poi uno sguardo di puro odio con la rivale. Ringhiando, le due donne portarono violentemente le loro tette insieme, e l’applauso risuonò come l’inizio del round finale. Si giocavano tutto lì, in quella lotta. I loro seni si gonfiarono enormemente ai lati, incapaci di rubare spazio alla controparte, incapaci di appiattire una forza pari alla loro.
Le tette continuarono a scontrarsi, rotolando le une sulle altre, diffondendosi ed appiattendosi ogni volta che si incontravano. Le donne gemevano ogni volta che i loro enormi meloni cedevano ugualmente alla controparte, gonfiandosi ai lati e riprendendo poi la loro forma. Entrambe capirono che sarebbero andate avanti così fino a quando una delle due non avrebbe sentito il proprio seno cedere definitivamente, e volevano fosse così. Era l’unico modo di dimostrare la loro superiorità. E nessuna delle due pensava di poter perdere.
Le due donne spinsero con forza sempre crescente, colpendo il seno della donna davanti a sé con il proprio, ignorando ogni tipo di dolore. Gli schiaffi carnosi riempivano le docce come un suono ripetuto, unito ai dolci gemiti di dolore delle combattenti. Le gambe iniziarono a tremare ad ogni colpo, facendo indietreggiare le donne dopo una particolare spinta violenta, solo per poi ripartire alla carica con la stessa forza. I loro seni vennero ripetutamente schiacciati insieme, gonfiandosi e diffondendosi a vicenda. I piedi nudi delle donne continuavano a muoversi sulla superficie scivolosa della doccia ogni volta che le loro tette si scontravano.
Dopo alcuni minuti che continuarono a sbattere insieme i loro seni, e avendo capito che non avrebbero ottenuto nulla da ciò, iniziarono a sollevare i seni ai lati prima farli oscillare. Gli impatti era secchi e dolorosi, ed entrambe le donne grugnivano e gemevano ad ogni collisione, mentre ruotavano sempre di più i loro corpi per darsi più slancio. Le loro tette continuarono ad incontrarsi, ad appiattirsi ed a tremare quando riemergevano dallo scontro. E dopo un’interminabile serie di spinte brutali e oscillazioni violente, le due donne calarono drasticamente l’andamento della lotta. Sollevare e lanciare quei seni così enormi costava fatica preziosa. Così le due donne si avvicinarono tra loro, e con le mani sui fianchi iniziarono a spingere insieme le loro incredibili tette, fissandosi intensamente negli occhi con sguardi odiosi e doloranti.
Ogni volta, le due paia di tette si schiacciavano tra loro, scivolando le une sulle altre mentre le donne ruotavano le spalle, tenendo le mani sui fianchi. I loro grugniti crescevano di intensità ad ogni secondo che passava, ma le due donne continuavano incessantemente a lottare.
“Cedi, cagna! O non rimarrà nulla di te!” minaccio la donna di colore.
“Fatti sogno, negra di merda!” rispose maligna la bellezza bianca.
Le due donne caricarono di nuovo come due arieti, ma questa volta chiusero le mani dietro la schiena dell’avversaria subito dopo l’impatto. Iniziarono a spremere senza pietà, pressando intensamente le loro tette insieme. Le loro tette continuarono a combattere per la supremazia, senza sosta mentre le due donne ansimavano e gemevano. Le due donne presero a macinare il loro seno insieme, cercando di colpire anche da varie angolazioni per maggiorare i danni.
Presto, anche di quest’ultima prova rallentò drasticamente. Le donne erano completamente sfinite dalla lunga battaglia, e speravano con tutte loro che l’avversaria si potesse arrendere al più presto. Il dolore nelle loro tette era incredibilmente forte, i seni erano diventati pesanti, e le donne non poterono far altro che appoggiarsi al corpo della rivale. Così continuarono a macinare i loro seni, convinti che a questo punto della lotta, una coppia avrebbe finalmente prevalso sull’altra.
La fine giunse dopo pochi minuti, quando il seno di una delle due donne prese a perdere forma sempre di più. Le tette più forti avrebbero continuato a macinare il seno perdente fino a quando non avesse completamente appiattito la controparte. Le smorfie di dolore sul viso della donna erano un toccasana per la vincitrice, che sorrise finalmente soddisfatta. Le sue tette avevano battuto quelle della sua rivale, dimostrando chi fosse tra loro la donna migliore.
“Nooooooooooooo!” la voce acuta di Monica risuonò nelle docce.
Le braccia della donna di colore caddero ai lati, incapace di poter fare altro. Pam dovette mollare la presa sull’avversaria, poiché non aveva forza di tenerla in piedi, e la bellezza d’ebano cadde in ginocchio. Il seno i cioccolato pendeva verso il basso, mentre le tette di Pam erano ancora abbastanza in forma. Ci vollero alcuni secondi prima che Pamela capì che era tutto finito. La loro lotta era finita, e lei aveva vinto. Cadde in ginocchio, davanti alla donna che odiava così tanto. Guardò la rivale sconfitta che cullava i suoi poveri seni. Voleva vedere il suo sguardo afflitto, voleva godere della visione della sconfitta sul viso di quella donna. Ma l’unica cosa che poteva fare, era riposarsi, mentre i singhiozzi della bellezza d’ebano si mischiavano al rumore dell’acqua delle docce.
Epilogo
Era tornata a casa da mezz’ora, ed ancora ripensava alla sua lotta. Pamela aveva abbandonato la sua rivale nelle docce dove l’aveva battuta. Si era alzata, mentre Monica era ancora a terra, incapace di comprendere la sconfitta. La bellezza bianca prese ad insultare la donna di colore, avendo dimostrato la sua superiorità rispetto a quella puttana. Il lavoro a scuola sarebbe migliorato incredibilmente. Ne era sicura.
Ma chissà… magari la sua vita le avrebbe riservato altre sorprese.