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Alice (Italian story)

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Offline krispin

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Alice (Italian story)
« on: April 12, 2020, 03:59:25 PM »
Dolce e debole Alice

Erano passati solo alcuni secondi e Alice si era già resa conto che non avrebbe potuto vincere nemmeno l’ultima sfida. La rabbia e la frustrazione l’assalirono. Contro Laura e Francesca aveva lottato con tutte le sue forze, ma sapeva già in partenza che non ci sarebbe stata gara in quel maledetto mini torneo di braccio di ferro a cui era stata costretta a partecipare. Sarebbe stato molto meglio se si fosse risparmiata per l’ultimo incontro, pensò col senno di poi. Le prime due avversarie erano robuste, infinitamente più forti dell’esile Alice. Laura, da vera stronza, le aveva sorriso guardandola in faccia ed era rimasta immobile senza fare il minimo sforzo per una decina di secondi. “Quando vuoi cominciamo” le aveva detto sprezzante, mentre era evidente a tutti che Alice si stava già impegnando al massimo. Poi le aveva piegato il braccio in pochi attimi, sempre sorridendo. Quanto a Francesca, pronti via e la sfida era conclusa. Ma Patrizia, accidenti! Non era altro che una palla di lardo. Possibile che Alice fosse più debole anche di quella piccola e simpatica grassona?

Erano stati gli uomini a inventarsi quel gioco assurdo. Le quattro coppie si erano trovate per il pranzo di ferragosto nell’ampio giardino di Govanni e Francesca. Una super grigliata. Parecchie bottiglie di vino. Alice sospettava che qualcuno avesse esagerato con l’alcol. Ne ebbe la prova quando a Giuseppe, il marito di Patrizia, venne in mente il braccio di ferro. Era rimasta parecchia carne, buona anche per il giorno dopo. “Facciamo una sfida fra le donne – disse – e chi vince se la porta a casa”. Alice stava per mandarlo a quel paese quando si rese conto che tutti gli uomini, compreso il suo Giorgio, erano entusiasti dell’idea. “Perché no” disse Francesca. Laura non era certo il tipo da tirarsi indietro. Patrizia se la rideva. Insomma, Alice non aveva la minima possibilità di sfuggire a quella che si prospettava già come un’umiliante esperienza per una ragazza magra e fragile come lei. Provò timidamente a interloquire. “Abbiamo tutti più di 30 anni – disse – vi sembra il caso di metterci qui a fare questi stupidi giochini?”. Non le risposero neanche. Gli uomini stavano già preparando sedie e tavolo.

Sì, era decisamente più debole anche di Patrizia, il cui enorme petto era praticamente appoggiato al tavolo mentre i piccoli ma impertinenti seni di Alice si intravvedevano appena sotto la canotta bianca che indossava in quel caldo giorno di agosto. Si chiese se sotto quello spesso strato di grasso della rivale ci fosse anche qualche muscolo. Ne dubitava fortemente, del resto non aveva mai visto Patrizia in palestra, dove invece lei andava tre volte la settimana a fare aerobica. Eppure anche questa volta Alice osservò con sgomento il proprio esile avambraccio flettersi, lentamente ma inesorabilmente, verso il tavolo. Tentò di resistere con le ultime forze che le rimanevano, ma non c’era niente da fare. Evidentemente era una questione di stazza, di peso. Si arrese. “Ok sono io la più debole” disse Alice con un sospiro mentre Patrizia, finalmente, poteva esultare per la sua prima e unica vittoria.

Ormai da diversi minuti Giorgio non riusciva a contenere la propria eccitazione. Vedere la sua dolce mogliettina sconfitta e umiliata da un’altra donna era la sua fantasia erotica ricorrente. Ora quello che aveva mille volte sognato stava accadendo proprio davanti ai suoi occhi, non una ma due, tre volte. Ok, era una semplice sfida a braccio di ferro, non un catfight o un incontro di wrestling, ma quello che lo eccitava era la debolezza della magra morettina che tanto amava, la sua insicurezza, la sua umiliazione. No, non aveva mai avuto il coraggio di confessarle questa fantasia. Temeva di rovinare il loro ottimo rapporto. Ma adesso il problema era nascondere l’erezione che chiunque avrebbe potuto notare se l’avesse osservato attentamente.

A casa Alice era ancora piuttosto abbacchiata. Cercò di buttarla sul ridere: “Sono proprio deboluccia. Dovrò andare più spesso in palestra e magari cominciare a fare anche qualche peso” disse mentre stava cercando un libro per distrarsi un po’. Giorgio le arrivò alle spalle e la abbracciò: “Guarda che a me piaci così. Se metti su anche un chilo di più io ti mollo”. “Non dire stronzate – rispose Alice – lo so bene che in realtà hai un debole per le tettone”. Il riferimento era a Paola, l’unica ragazza con cui Giorgio era stato prima di mettersi con lei. Ogni tanto Alice tirava fuori questa storia. Paola era molto differente dalla magra morettina: bionda, solo un po’ più alta dell’1.65 di Alice ma molto procace, con tette e culo da far girare la testa. Lui sapeva che in questi casi era meglio non rispondere. Decise di passare all’azione, anche perché si stava di nuovo rapidamente eccitando. Dopo averle accarezzato i lunghi capelli, neri e ondulati, la baciò sul collo, sollevò senza sforzo i 50 chili scarsi della moglie e la portò in camera da letto.
 
Fecero l’amore con una foga superiore al solito. Lui era alto e molto robusto. Raramente le andava sopra, quasi per paura di schiacciare quel corpo così sottile e armonioso, ma stavolta lo fece senza troppe precauzioni. La penetrò quasi subito, poi la prese di fianco e quindi fu lei a mettersi su di lui. Alice si muoveva magnificamente mentre Giorgio le stringeva dolcemente i piccoli seni, le cingeva l’esile vita, la accarezzava ovunque. “Mi sa che non reggo più tanto a lungo” le disse prendendole con una certa forza i fianchi sottili. “Quando vuoi amore, io sono pronta”. Lui chiuse gli occhi e per un attimo la rivide mentre lottava inutilmente, sopraffatta non solo da Laura e da Francesca, ma anche da Patrizia. Poi immaginò Paola, si proprio la sua ex. La vide nuda, cavalcioni su Alice, mentre le teneva bloccate le braccia e le sbatteva i grossi seni sul viso. In quell’attimo esplose in uno degli orgasmi più esaltanti che aveva mai provato. Contemporaneamente Alice urlò per il piacere.

(1 continua? Boh)

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Offline finglock

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Re: Alice (Italian story)
« Reply #1 on: May 17, 2020, 08:04:01 PM »
I can't read italian but i trust that it should continue.

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Offline krispin

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Re: Alice (Italian story)
« Reply #2 on: May 20, 2020, 06:33:21 PM »
Thank you but I'm not so encouraged to move forward since no one has shown interest so far.

We'll see.

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Offline cflover

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Re: Alice (Italian story)
« Reply #3 on: May 20, 2020, 10:15:26 PM »
Continue, please...
Like busty bitch dominate Alice wrestling and catfighting in front of Giorgio.

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Offline krispin

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Re: Alice (Italian story)
« Reply #4 on: May 24, 2020, 03:10:38 PM »
Una ragazza violenta

Mancavano pochi minuti alle 3 del pomeriggio quando Alice entrò nel bar. “Ciao Giulia, com’è andata oggi?”. “Bene, tanta gente. Ma come mai sei qui a quest’ora?”. “Faccio il secondo turno, una volta ogni tanto mi capita”. In cucina Chiara stava lavando gli ultimi piatti e bicchieri. “Ha detto Pietro di chiudere presto, massimo alle 10”. “Ok grazie, lo so che in fondo mi vuole bene” rispose Alice. Entrò in bagno, raccolse i capelli, appena un filo di trucco ed era pronta, splendida come sempre. Faceva la barista da 15 anni e amava il suo lavoro, ma da qualche tempo alcune cose erano cambiate. All’ora di cena in centro c’era una specie di coprifuoco, non si vedeva più nessuno e ad Alice non piaceva per niente l’idea di chiudere da sola il locale. Soprattutto la intimorivano i 300-400 metri a piedi, con pochissima illuminazione, che doveva percorrere per raggiungere il parcheggio. Così aveva chiesto a Pietro, il proprietario del bar, di lavorare sempre al mattino, anche se doveva alzarsi molto presto. Ogni tanto le capitava ancora il turno serale, ma solo in caso di emergenze particolari.

“Ok allora vado, buonanotte. Domattina ti riporto il tuo cd”. “Domattina non ci sono Gianni, è il mio giorno di riposo. Ma non c’è fretta, ascoltalo ancora qualche volta”. Era l’ultimo cliente ma Gianni era più di un cliente. Alto, magro, intelligente, simpatico, era un bel ragazzo ed era cotto di Alice. Lei all’inizio aveva un po’ flirtato con lui, faceva parte del suo carattere, del suo bisogno di sentirsi bella e desiderata, ma poi aveva dovuto stopparlo e aveva chiarito che non potevano essere niente più che buoni amici: “Mi dispiace ma c’è spazio solo per un uomo nella mia vita” gli aveva detto gentilmente ma con fermezza. Lui peraltro non mollava, pur di passare qualche minuto assieme alla donna che adorava accettava qualsiasi cosa. E lei era sempre gentile, disponibile ogni tanto anche a mangiare una pizza assieme, o semplicemente a fare due chiacchiere davanti a un bicchiere di vino. “Vuoi che ti aspetti e ti accompagni alla macchina?” disse Gianni sulla porta. La cosa non sarebbe certo dispiaciuta ad Alice, ma era meglio evitare occasioni equivoche. “No grazie, vai pure. Ci vediamo venerdì mattina se passi di qua”.

Alice tirò giù la saracinesca a mezz’asta. Poi andò nel ripostiglio a prendere scopa, straccio e scopone per pulire un po’ il locale. Aveva lasciato la porta finestra aperta perché a metà settembre era ancora abbastanza caldo e con la corrente d’aria il pavimento si sarebbe asciugato più velocemente. Era di spalle e stava dando gli ultimi colpi di straccio quando sentì un leggero rumore. Si voltò e vide una ragazza abbassarsi per entrare. “Mi dispiace, è chiuso” disse Alice, ma sembrava che la nuova arrivata non l’avesse sentita. “Scusami ma è tardi” ribadì alzando un po’ la voce. La ragazza fece ancora qualche passo all’interno e ad Alice non sfuggì che era visibilmente alterata, forse ubriaca. “Voglio solo una birra e me ne vado” disse la nuova entrata, mentre si avvicinava con andatura piuttosto incerta. 

Alice la osservò meglo. Non ricordava di averla mai vista. Forse non aveva nemmeno 18 anni, capelli cortissimi biondi. Era piuttosto bassa e tarchiata. In quella calda serata di fine estate indossava un paio di calzoncini che coprivano ben poco le cosce abbondanti. Una camicetta con le maniche corte e poco abbottonata lasciava intravedere buona parte del petto molto generoso. Aveva vistosi tatuaggi su entrambe le braccia. Nonostante fosse così giovane e faticasse a reggersi in piedi, era una presenza abbastanza inquietante per una donna fragile e insicura come Alice, per di più a quell’ora e senza nessuno attorno. Si sentì a disagio, intimorita, ma sapeva che doveva cercare di mostrarsi sicura, agire con fermezza. “Guarda, oltre al fatto che il locale è già chiuso, direi proprio che adesso non sei in condizione di bere alcolici. Inoltre vorrei sapere quanti anni hai. Te lo chiedo per favore: esci e torna a casa”. Sperava che il suo tono fosse stato convincente, ma si rese conto che la voce le era uscita piuttosto incerta e un filo tremolante.

La ragazza fece ancora una volta finta di non aver sentito e si avvicinò ancora di più alla barista, che aveva lo scopone in mano e istintivamente arretrò di qualche passo. Sorrideva ironica. “Cos’è, hai paura di me, magrolina?” disse la bionda e aggiunse “Forza dammi questa birra e non ti farò del male”. Aliice sentì un groppo in gola e a quel punto fece una cosa ben poco razionale. Brandì lo scopone cercando di apparire minacciosa. Non voleva certo colpire la ragazza, solo spaventarla sperando che se ne andasse. L’altra, nonostante fosse in preda all’alcol, fu rapida e afferrò a sua volta il bastone con entrambe le mani. Poi, anziché tentare di strapparlo via, cominciò a spingere. Le due ragazze ingaggiarono una specie di prova di forza con in mezzo lo scopone. La giovanissima bionda era più bassa ma nettamente più robusta e più pesante. Nonostante fosse “brilla” non c’era gara. Alice tentò di resistere ma fu costretta quasi subito ad arretrare di un passo, poi un altro, un altro ancora, finché si ritrovò spalle al muro. Ora la ragazza la teneva schiacciata, col bastone all’altezza delle spalle. Come se non bastasse, Alice sentiva l’oppressione di quei grossi seni e di quelle gambe poderose contro il suo esile corpo. Tentava inutilmente di allontanare la rivale, di liberarsi, ma dovette rassegnarsi. “Per favore lasciami, mi fai male” implorò umiliandosi con un soffio di voce. “Dunque vediamo un po’ – disse la bionda – Me la dai o no sta birra?”. Era arrogante, sicura della sua superiore forza fisica e la trattava come se fosse lei la ragazzina. “E va bene” rispose Alice ormai sconfitta.

La ragazza esitò ancora qualche istante, poi finalmente mollò la presa. Alice ansimava e faticava a reggersi sulle gambe, più per la paura che per il dolore. Pensò che fosse inutile correre verso il telefono per chiamare la polizia. Prima di riuscire a comporre il numero l’altra l’avrebbe certamente afferrata e il timore di essere picchiata da quella giovane energumena ebbe il sopravvento. Si vergognò della propria debolezza e della propria codardia, quella situazione era molto umiliante, ma ormai era rassegnata a obbedire e si stava dirigendo verso il bancone quando si sentì afferrare per le spalle. La bionda la fece voltare e senza aprire bocca la colpì con un pugno, uno solo, violento, al basso ventre. Le ginocchia della brunetta si piegarono fino a toccare terra. Sentiva un dolore fortissimo e faticava a respirare. “Sai cosa ti dico magrolina? Mi hai fatto passare la sete. Tornerò un’altra volta” disse la ragazza.

Si avviò verso la porta e uscì. Alice rimase a terra ancora qualche minuto prima di riuscire lentamente a rialzarsi. Poi si affrettò a tirare giù la saracinesca. Uscì cautamente dalla porta sul retro. Era ancora terrorizzata e fece quasi di corsa il tragitto fino alla macchina. A casa e scoppiò a piangere mentre raccontava a Giorgio quello che era accaduto.

(2 continua????)

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Offline cflover

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Re: Alice (Italian story)
« Reply #5 on: May 24, 2020, 09:52:28 PM »
Yes, continue  ;)

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Offline krispin

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Re: Alice (Italian story)
« Reply #6 on: June 03, 2020, 04:24:21 PM »
La ex di Giorgio

Sulle prime Giorgio si era decisamente preoccupato. Un conto era stato assistere alla sconfitta della sua dolce mogliettina in una ridicola sfida a braccio di ferro con le amiche, un altro sapere che era stata aggredita e picchiata da una ragazzina sul posto di lavoro, senza riuscire minimamente a reagire, a difendersi. Quello che lo aveva inquietato non era solo il dolore provato da Alice, ma anche il rischio che la ragazza aveva corso di riportare traumi fisici ben più dolorosi e gravi. Senza trascurare i danni psicologici subiti, l’umiliazione e la paura che avrebbe potuto tormentare a lungo Alice. Il primo impulso fu quello di denunciare l’accaduto alla polizia, ma Alice si rifiutò. Disse che non era il caso, forse si trattava di una minorenne ed era certamente ubriaca. Allora si imposero di rimanere calmi e cercarono assieme di ragionare. In fondo era la prima volta che accadeva, dopo tanti anni di lavoro, non c’era motivo di credere che esperienze del genere dovessero ripetersi. Scartarono subito l’idea di iscrivere Alice a un corso di difesa personale. Sarebbe stato inutile. La gracile mogliettina di Giorgio non era né mentalmente né fisicamente “attrezzata” per fare a botte o cose del genere. Bisognava evitare altre occasioni di scontro, punto e basta. La decisione che presero fu che in nessun caso avrebbe più lavorato da sola, specialmente la sera, al bar. Il ricordo di quegli attimi tormentò Alice per alcuni giorni, poi lentamente si affievolì, fino quasi a sparire.

“Indovina chi ho incontrato in palestra” disse Alice rientrando a casa. Erano passati cinque mesi da quella brutta esprienza al bar, che ormai era solo un brutto ricordo. “Dammi qualche indizio” rispose Giorgio. “Molto bella, bionda, maggiorata, l’unica donna che prima di me ha fatto l’amore col mio uomo. Almeno così sostiene lui”. “Paola? In palestra? Non ce la vedo proprio”. “E invece sì, pare la frequenti da un po’ di tempo ma in altri orari”. “Vi siete almeno salutate?”. “Di più, guarda che non sono mica un orso. Abbiamo chiacchierato a lungo e ci siamo date appuntamento per una partita a tennis lunedì prossimo”. “Cosa? Non mi sembra una grande idea” disse Giorgio. “E perché? Mi ha sfidata. Cosa volevi che dicessi di no alla ex di mio marito? Volevi che le facessi vedere che avevo paura del confronto? Lo sai che con la racchetta me la cavo bene. Le darò una bella lezione”. “Certo che voi donne siete incredibili, vi sentite sempre in competizione. Comunque anche lei è brava a tennis, almeno lo era quando ci frequentavamo”. “Niente da fare caro mio, sarò una sfida tra due rivali in amore e dovrà passare sul mio corpo per vincere”. Giorgio osservò la gracile morettina e abbozzò un sorriso. “Passare sul tuo corpo? Ecco, magari se fossi in te eviterei frasi del genere” disse. Anche se non esplicito, il riferimento alla molto relativa prestanza fisica di Alice e alle esperienze passate era chiaro. “Beh, in effetti hai ragione. Per fortuna non sarà un incontro di lotta, sennò con quella amazzone non avrei proprio scampo” sorrise anche Alice, stando al gioco.

Le due donne stavano battagliando con grande accanimento da oltre mezz’ora. Alice si era subito resa conto che Paola sapeva giocare davvero bene. Era meno regolare della brunetta, che sbagliava pochissimo, ma disponeva di colpi più potenti e a volte, nonostante la sua agilità, la mogliettina di Giorgio non riusciva a rintuzzarli. Alice era sotto 2-4 e avendo prenotato il campo per un’ora, a quel punto era chiaro che la sfida si sarebbe conclusa in un solo set. Si disse che doveva rischiare il meno possibile, correre come una pazza e mandare dall’altra parte della rete qualsiasi cosa, sperando che la fatica accumulata fino a quel punto facesse commettere alla bionda qualche errore in più. La tattica funzionava: 3-4, 4-4. Poi Paola giocò un game praticamente perfetto, con colpi implacabili che spolveravano le righe e si riportò in vantaggio sul 5-4. Ma Alice non mollava, voleva a tutti costi tornare a casa e dire a Giorgio che aveva vinto lei, che aveva battuto quella tettona della sua ex. Riuscì di nuovo a impattare sul 5-5, si portò in vantaggio 6-5 e chiuse il conto senza sbagliare più nulla sul 7-5. Cercò di non farlo vedere troppo ma era raggiante e si avvicinò sorridendo alla rete, per stringere la mano all’avversaria. Paola non nascondeva la sua stizza. Evidentemente non se l’aspettava, non pensava di perdere, ma quella donnina così fragile si era rivelata sul campo molto rapida e tenace. Ricambiò la stretta a lungo, vigorosamente. Un po’ troppo pensò Alice che si sentì quasi stritolare la mano e trattenne a stento un gemito.

Ora le due donne erano nello spogliatoio e si preparavano per la doccia. Alice non potè fare a meno di osservare la bionda mentre si spogliava e quando la vide completamente nuda si sorprese a pensare che non aveva mai visto una donna così imponente, maestosa e femminile al tempo stesso. I seni voluminosi erano eretti come se Paola avesse ancora vent’anni. Le curve del corpo erano ampie e perfette, non c’era nulla che non andasse in quella bionda giunonica che avrebbe fatto girare la testa a qualsiasi uomo. La brunetta sapeva di essere una bella ragazza, ma dovette ammettere che tra loro non c’era confronto. Con il suo fisico grazioso e proporzionato, ma molto più esile, si sentiva decisamente inferiore, per certi versi inadeguata a sostenere il confronto. Non potè fare a meno di pensare a Giorgio assieme a Paola. Certo aveva scelto due donne completamente diverse. Chissà com’era stato per lui fare l’amore con quella biondona che sprigionava sesso ed energia. Qualche volta in passato gliel’aveva chiesto, un po’ timorosa del confronto, ma lui aveva sempre glissato.

Le docce dello spogliatoio erano comuni, non c’erano pareti a dividerle. Alice e Paola erano una di fianco all’altra e la bruna, nonostante la vittoria sul campo, continuava a sentirsi a disagio, insicura. Nude, il contrasto tra le due era ancora più evidente: Alice delicata, Paola solida; Alice fragile, Paola robusta; Alice debole, Paola potente. Ogni tanto la bruna guardava con la coda degli occhi quei seni così imponenti che le mettevano soggezione, la intimorivano. Per fortuna il ghigno minaccioso che Paola aveva a fine partita adesso era sparito, lasciando anzi il posto a frequenti sorrisi.

All’improvviso la bionda si offrì di lavarle la schiena. Alice rimase interdetta, avrebbe voluto dirle “No grazie” ma non voleva contrariarla. Paola si avvicinò e insaponò la scarna schiena di Alice, le spalle larghe e un po’ ossute, la vita sottile. Lo faceva con molta calma, delicatamente, accarezzandola. “Sei molto bella – disse all’improvviso – Giorgio è un uomo fortunato”. Alice non sapeva cosa rispondere. Bofonchiò a denti stretti qualcosa come “Cosa dici, tu sei molto più bella di me” ma l’altra insisteva. “Sei un po’ troppo magrolina ma hai un corpo splendido, proporzionato, il sedere è perfetto e anche le tue tettine sono molto graziose”. Ma cosa diavolo, pensò la bruna, adesso sta esagerando con i complimenti. E non solo con quelli, anche con le carezze che si facevano sempre più intime e insistenti. “Paola scusami ma credo che…”. “Ssshhh – fece l’altra – lasciami fare”. La prese per le spalle e sempre delicatamente la fece voltare. Pra le due ragazze erano una di fronte all’altra, proprio sotto il gettito dell’acqua.

Alice era confusa, non capiva cosa stava succedendo. Ancora una volta era come una fragile bambolina nelle mani di un’altra donna. Aveva paura e temeva di rivivere un incubo. Come avrebbe potuto farre a difendersi, lei così esile e debole, da sola in quello spogliatoio? Paola non la stringeva con forza, anzi la teneva con grande delicatezza. Eppure la dominava. Alice pensò che se fosse sgattaiolata via, anche approfittando dei corpi viscidi e bagnati sotto la doccia, l’altra non l’avrebbe potuta bloccare. E sul campo aveva dimostrato di essere molto più rapida. Eppure rimaneva lì, come pietrificata. I due corpi ora si toccavano. Alice sentiva il contatto dei suoi piccoli seni con quelli ben più pesanti della ex di Giorgio. Cosa stava succedendo?

Paola avvicinò le labbra a quelle della brunetta, che per un attimo si tirò indietro, Ma poi si sciolse e socchiuse la bocca. Le lingue si incontrarono e si esplorarono in un bacio appassionato e interminabile. Alice era come persa, soggiogata dalla donna che fino a un attimo prima considerava una pericolosa rivale. Quasi senza rendersene conto prese anche lei ad accarezzare la bionda un po’ ovunque, le spalle larghe e robuste, i seni rigogliosi, i fianchi potenti.

All’improvviso si sentì un rumore: la porta si aprì e altre ragazze entrarono chiacchierando nello spogliatoio. Le due donne fecero appena in tempo a staccarsi. Si asciugarono, si rivestirono e se ne andarono, ognuna per la sua strada, senza nemmeno salutarsi.

A casa Alice era ancora turbata. “Allora com’è andata?” chiese Giorgio. “Ho vinto io”. “Davvero?”. “Perché non ci credevi? Hai così poca fiducia in me?”. “E lo dici con quell’aria triste? Pensavo che avresti portato una bottiglia di champagne per festeggiare l’evento” scherzò il marito. “Senti, in realtà sono molto stanca, è stata una battaglia durissima. Anche lei è brava, tirava fortissimo e c’è mancato poco che mi battesse. Adesso perdonami, ma ho solo bisogno di dormire”. “Ok, ok, io resto ancora un po’ a guardare la tivù”.

Alice andò in camera da letto e meccanicamente controllò il cellulare. C’erano diversi messaggi e anche un whattsapp di Paola: “Perdonami Alice. Ti confesso che quando mi hai battuta sul campo ero incazzatissima. Mi era venuta perfino voglia di aggredirti. Per un attimo ho pensato di spezzare in due il tuo grazioso corpicino per toglierti quel sorriso ironico dalla bocca. Ma poi mi sono calmata. E quando ti ho vista nuda sotto la doccia, così affascinante, sottile e adorabile, è scattata una molla completamente diversa. Eri un’immagine di fragilità ma anche di bellezza. L’eccitazione saliva fortissima e sono stati momenti dvvero molto intensi. Se dessi retta al mio istinto vorrei correre da te, vorrei abbracciarti anche in questo istante, vorrei accarezzarti e baciarti dalla testa ai piedi. Ma so che non è possibile. Grazie per non esserti ribellata. Non capiterà più. Spero che tu non senta il bisogno di raccontare a Giorgio quello che è accaduto oggi tra noi”.

Alice cominciò diverse volte a scrivere un messaggio di risposta, ma regolarmente lo cancellava prima di finirlo. Mise il cellulare sul comodino e ripensò a quegli istanti nello spogliatoio. Perché non aveva reagito? E soprattutto perché aveva addirittura ricambiato le attenzioni di Paola? C’era qualcosa in un angolo della sua sfera sessuale che ancora non conosceva? Sapeva che la sua fragilità fisica la spingeva a cercare protezione nel partner. Si rese conto di aver provato con Paola, così forte e imponente, sensazioni molto simili a quelle che provava con Giorgio. Ma a lei erano sempre piaciuti gli uomini, non si era mai sentita attratta da nessuna donna. Rimuginò a lungo e alla fine decise che quell’episodio poteva essere catalogato solo come un momento di debolezza. Sì, sarebbe rimasto fine a se stesso. Non si sarebbero più incontrate e se fosse capitato si sarebbero salutate come due amiche, punto e basta. Prese di nuovo il cellulare, aprì la chat con Paola, scrisse “Addio” e pigiò il tasto invia. Poi si girò su un lato e in breve si addormentò.

(3 Continua? Francamente ho già abbozzato un seguito ma non sono molto motivato a pubblicarlo, visto che oltre 500 hanno letto ma solo uno ha commentato, ho l'impressione che ben pochi siano ingteressati)